Claudio Rocchetti | Gear exposed

di Giulia Sarno e Luisa Santacesaria

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[L’attività musicale di Claudio Rocchetti, altoatesino di stanza a Berlino da una dozzina d’anni, è quanto di più variegato si possa immaginare: dal trio con Valerio Tricoli e Stefano Pilia3/4HadBeenEliminated – al quartetto psych space rock In Zaire, passando per il progetto di environment audiovisuale Olyvetty, Rocchetti si esprime anche da musicista elettronico solista, contando a oggi sette lavori discografici di cui l’ultimo, Memoria Istruttiva, è da poco uscito per Tannen Records. Lo abbiamo incontrato prima della sua performance all’Antico Spedale del Bigallo di Bagno a Ripoli, Firenze, lo scorso 16 giugno, e gli abbiamo chiesto di descriverci il suo set-up. Foto di Giulia Sarno]

«Il cuore della mia strumentazione è rappresentato dai riproduttori analogici (cassette principalmente).

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Il secondo anello della catena è quello dei registratori digitali (ultimamente l’H6 della Zoom). Tutto confluisce nel mixer che in definitiva è il mio strumento principale.

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Solitamente uso pochi effetti, delay e riverbero e la distorsione ottenuta dai singoli canali del mixer.
[Electro-Harmonix Flanger Hoax Phaser/Flanger Modulator, Behringer FX600]

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A tutto questo aggiungo ritmi e scarti ottenuti dalle drum machine, nulla di particolarmente ricercato, una semplice Roland MC-303 e altre molto economiche [BOSS DR-110]. I ritmi a loro volta passano per il mixer e un po’ di distorsore.

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A questi due livelli principali aggiungo field recordings fatti in loco con un mini disc, qualche altro feedback proveniente da un vecchio microfono.

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In ogni caso la mia strumentazione continua a cambiare, un lento mutamento attorno al cuore analogico del set. Lo scorso anno ho aggiunto il Dark Energy, per avere qualche possibilità dinamico/ritmica in più, qualcosa che sia instabile e meno regolare di una drum machine, ma pur sempre elemento ritmico.

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A differenza di qualche anno fa ho completamente abbandonato i giradischi (sempre usati come tools, mai come riproduttori), ma non escludo un ritorno alla puntina. Appena abbandonerò uno degli strumenti che uso ora un altro prenderà il suo posto e questa volta potrebbe essere un ritorno a qualcosa di già esplorato.
Il punto è comunque spingere al massimo le macchine, quasi fino al punto di rottura.

Rispetto ai lavori discografici tratto la materia sonora molto diversamente. Non capisco perché la gente cerchi la “purezza” del disco durante i live, è ovvio che sono due momenti distinti con problematiche e possibilità diverse. Inoltre sarebbe davvero noioso per tutti semplicemente riascoltare gli stessi pezzi o suoni presenti su disco con la sola differenza di essere in compagnia di altra gente…»

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[Per vedere un estratto del live di Rocchetti all’Antico Spedale del Bigallo vai alla sezione video della pagina Facebook di musicaelettronica.it]
Claudio Rocchetti | Gear exposed ultima modifica: 2016-06-24T15:44:20+02:00 da Giulia Sarno

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