I soundscape di Bernie Krause alla Fondation Cartier

di Giulia Sarno

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La Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi ospita fino all’8 gennaio 2017 la mostra Le Grand Orchestre des Animaux. Opera centrale dell’allestimento è la serie dei soundscape di Bernie Krause, ambientalista, pioniere del field recording e creatore di Wild Sanctuary, la più importante organizzazione dedicata alla registrazione e all’archiviazione dei paesaggi sonori naturali. Prima di dedicarsi interamente alla sua attività di recordist, con una forte impronta ecologista, Krause figura anche tra i primi sperimentatori dei sintetizzatori Moog: è del 1967 la pubblicazione, a nome del duo Beaver & Krause, dell’album dimostrativo The Nonesuch Guide to Electronic Music. I due contribuiscono in modo decisivo all’introduzione dei synth nelle produzioni popular dell’epoca, tra cui quelle di Monkees, Byrds, Doors, Stevie Wonder, George Harrison e Van Morrison, nonché alle colonne sonore di film quali Rosemary’s Baby, Apocalypse NowL’invasione degli ultracorpi e molti altri. L’interesse di Krause per la registrazione di ambienti sonori naturali si sviluppa già negli anni Sessanta, e trova una sua prima veste nell’album In a Wild Sanctuary, ancora in collaborazione con Paul Beaver, in cui il field recording è utilizzato all’interno di una tessitura sonora fatta di organi, synth e suoni orchestrali che si muove tra il progressive e una ambient ante litteram. Di lì a poco però, nel percorso creativo di Krause, la registrazione ambientale si affranca dall’essere una risorsa timbrica tra le tante per conquistare piena autonomia estetica, occupando la ricerca del compositore per i decenni a venire. Una ricerca che assume una fortissima marca socio-ambientale, un intento ecologista che mira a stimolare la consapevolezza della biodiversità degli ambienti naturali (e della fragilità di questa) attraverso il paesaggio sonoro.

L’efficace allestimento della mostra parigina si struttura in un’installazione sound-and-light a cura del collettivo britannico United Visual Artists: un ambiente buio rivestito quasi per intero di schermi su cui scorrono gli spettrogrammi delle registrazioni ambientali di Krause. Nelle zone del pavimento adiacenti agli schermi, il video si specchia nel delicato fluire di un corso d’acqua, messo in movimento da piccoli strumenti automatici. Nello scorrere del video sono evidenziate di volta in volta le sorgenti sonore, ovvero le specie animali che producono i suoni occupando all’interno dello spettro fasce di frequenze differenziate: una vera e propria orchestra, che si organizza secondo un principio musicale. Gli spettatori/ascoltatori sono invitati a sedersi o sdraiarsi per terra, per un’esperienza di ascolto e visione immersiva.

The spectrograms form an abstract landscape, an interpretation of the various global locations and times of day that Krause made the original recordings in a way that envelops the audience and encourages them to linger in the space. [United Visual Artists]

I paesaggi sonori, estremamente affascinanti, provengono da location sparse per il globo come la foresta amazzonica, le profondità oceaniche, il delta dello Yukon, lo Zimbabwe. Particolarmente interessante è la sezione “Before/After” in cui, attraverso brevi confronti di registrazioni effettuate ad anni di distanza nella stessa location, sono evidenziati i cambiamenti intercorsi nell’ambiente a causa dell’intervento dell’uomo, in particolare la forte riduzione di biodiversità che risulta in un impoverimento sostanziale del soundscape.

 

I soundscape di Bernie Krause alla Fondation Cartier ultima modifica: 2016-11-04T10:00:02+01:00 da Giulia Sarno

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