Das Buch der Klänge di Hans Otte al Cafe Oto

di Daniela Fantechi

Hans Otte The Book of Sounds

[Leggi anche: Das Buch der Klänge: intervista a Xenia Pestova]

Il 27 gennaio 2016 la pianista russa Xenia Pestova ha presentato al pubblico del Cafe Oto, tempio londinese della musica sperimentale europea e non solo, Das Buch der Klänge di Hans Otte. Si tratta di una scelta curiosa: Hans Otte è un autore poco conosciuto che ha descritto così questo suo lavoro:

Con questo Das Buch der Klänge l’ascoltatore si riscopre accompagnato dal suono e dal silenzio, nella ricerca di un proprio mondo, completamente dentro al suono.
Con Das Buch der Klänge il pianoforte è riscoperto come uno strumento di suono e di silenzio, in tutte le sue possibilità di dinamica, di colore e di risonanza. Con Das Buch der Klänge il suonare è riscoperto come la possibilità di esperire se stessi nel suono, diventando, nel tempo e nello spazio, tutt’uno con i suoni intorno.
Con Das Buch der Klänge è riscoperto un mondo di aspetti sonori, che poteva essere scritto solo adesso, grazie ad una consapevolezza completamente diversa del suono su questa terra. (trad. mia da originale tedesco)

Due estratti dal concerto di Xenia Pestova

Hans Günther Otte (1926-2007) è un compositore tedesco, nonché pianista, autore di pièces di teatro musicale, di installazioni sonore, di poesie, di disegni e di video-art. Hans Otte studia in Germania, in Italia e all’Università di Yale, negli Stati Uniti. Fra i suoi insegnanti figurano il compositore Paul Hindemith e il pianista Walter Gieseking. Dal 1959 vive e lavora a Brema dove, fino al 1984, è direttore di Radio Bremen. Fin dai primi anni ’60 presenta nel suo Festival radiofonico molti compositori sperimentali e artisti della scena americana, tra cui John Cage, David Tudor, Terry Riley, La Monte Young.
Benché il suo catalogo comprenda più di 100 opere, il suo lavoro è in un primo momento sottovalutato in Europa, mentre comincia a essere notato nella scena culturale angloamericana. Questo ritardo è probabilmente dovuto al fatto che il lavoro di Hans Otte si avvicina, per certi aspetti, alla scuola minimalista americana, che non è mai stata presa molto in considerazione dalla realtà accademica europea, principalmente concentrata sullo sviluppo del sistema dodecafonico, della serialità e dello strutturalismo. Il minimalismo americano ha avuto infatti una sua declinazione europea di rilievo solo nel progressive rock e nella musica elettronica.
Alcune delle opere di Hans Otte, specialmente le sue estese Suite per piano solo, si caratterizzano per l’utilizzo di mezzi compositivi estremamente minimali ma, ciò nonostante, si presentano come lavori dalle architetture sottili e sofisticate e dal carattere molto espressivo. I suoi brani più conosciuti sono Das Buch der Klänge (Il libro dei suoni, 1979–82) e Stundenbuch (Il libro delle ore, 1991–98), entrambi per piano solo, suonati più volte dallo stesso compositore – l’ultimo recital pubblico risale al 1999, ad Amsterdam. Il pensiero musicale di Hans Otte è al tempo stesso delicato e avvolgente, moderno e antico. Il suo carattere contemplativo lo riporta a una sfera di spiritualità, a metà strada fra l’Asia e l’Europea (in particolar modo con Stundenbuch, che fa riferimento al Libro delle Ore, libro di preghiere di origine medievale).

Das Buch der Klänge, scritto tra il 1979 e il 1982, si compone di dodici movimenti, ciascuno basato su una diversa forma di ripetizione di pochi gesti, oppure di accordi o di arpeggi. La partitura ha un aspetto semplice ed essenziale, indice del lavoro di sintesi che il compositore riesce a compiere nei riguardi della ricerca sul pianoforte, superando in una certa misura il proprio ruolo di esecutore.

Otte

 

In apertura di Das Buch der Klänge Otte pone la spiegazione del suo elegante sistema di notazione delle pause, delle ripetizioni di eventi e delle transizioni da un evento all’altro; notazione che ha molto in comune con quella di Kurtág, e che gli permette di evitare sia la ripetizione letterale di ogni singolo gesto, sia il banale utilizzo dei segni di ripetizione.

L’adozione di questo sistema permette una notevole libertà all’interprete, che può concedersi di allargare ed esplorare a suo piacimento i singoli eventi. La durata del brano non è stabilita, anche se in molte esecuzioni si aggira fra i 75 e gli 80 minuti. La scrittura è dunque al tempo stesso aperta e precisa: indicazioni metronomiche e dinamiche sono segnate con finezza.

otte 2

L’effetto ipnotico della ripetizione crea una dimensione di ascolto immersivo, per cui l’ascoltatore può calarsi in un viaggio meditativo che si articola fra sezioni più dilatate, silenzi e passaggi virtuosistici. Una trama di armonie irrisolte si amalgama nell’alternanza di modo maggiore e minore. Il suono del pianoforte risulta familiare, ben definito in ogni dettaglio e in ogni sfumatura dinamica. I suoni giungono come liberati dal legame con la tradizione, attraverso l’abbandono, da parte del compositore, della ricerca di un’identificazione con il materiale musicale e della volontà di determinare l’aspetto soggettivo delle proprie scelte compositive, perfettamente in linea con il pensiero di John Cage.

Per approfondire:
Nicolas Horvath esegue Das Buch der Klänge
Nicolas Horvath sulla musica di Hans Otte
Hans Otte – Medieval Minimalism and Tone Tomes, by Die Suche nach Ganzheit oder die Wiederentdeckung des Hörens: Hans Otte Das Buch der Klänge, by Herbert Henck

img: Hans Otte, Das Buch der Klänge, Kuckuck, 1983, cover.

 

Das Buch der Klänge di Hans Otte al Cafe Oto ultima modifica: 2016-03-11T10:00:08+01:00 da Giulia Sarno

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