Early electronics | Ondes Martenot: Intervista a Nadia Ratsimandresy

di Marco Baldini e Luisa Santacesaria

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[Nadia Ratsimandresy, francese, è tra le maggiori virtuose al mondo di ondes martenot. Abbiamo incontrato Nadia prima della sua performance a music@villaromana (Firenze) il 18 Giugno 2016. Abbiamo parlato della sua formazione, dell’ondes martenot, dei compositori che nel Novecento hanno sviluppato il linguaggio di questo strumento e dei suoi progetti e collaborazioni. Breve introduzione di Marco Baldini; foto di Luisa Santacesaria.]

L’ondes martenot (anche chiamato ondes musicales) è uno strumento elettronico analogico monofonico brevettato nel 1928, che prende il nome dal suo inventore Maurice Martenot, violoncellista e tecnico radiotelegrafista. Durante la prima guerra mondiale, Martenot rimase affascinato dai suoni che si creavano accidentalmente dalle sovrapposizioni delle onde prodotte dagli oscillatori radio militari e iniziò a pensare alla possibilità di creare uno strumento che potesse replicare quei suoni. L’incontro con Leon Theremin nel 1923 diede un impulso decisivo a quel progetto. Martenot iniziò quindi a lavorare alla costruzione di uno strumento che unisse la tecnologia eterofonica sviluppata da Theremin, ma che riuscisse ad avere un controllo tattile diretto, come quello che si poteva avere su di uno strumento acustico.
Nella versione iniziale dell’ondes martenot, il suono era controllato unicamente tramite un anello (Roban), che scorrendo da lato a lato di un filo metallico, ne determinava le altezze. La tastiera, nella prima edizione, era muta e serviva solo a indicare dove si trovavano le note lungo il filo. Fu poi aggiunta in un secondo momento una vera tastiera per controllare, come fosse un organo, le precise altezze delle note. In una sorta di piccolo cassettino emergente alla estremità sinistra dello strumento vi erano i controlli del volume e dei vari registri, sette in tutto: Onde (O), produceva una semplice onda sinusoidale; Creux (C), un’onda triangolare; Gambe (G), un timbro molto vicino a quello di un’onda quadra; Petit Gambe (g), un timbro simile al precedente ma meno ricco di armonici; Nasillard (N), un timbro simile a un’onda pulsata; Octaviant (8), un timbro con il primo armonico della fondamentale rinforzato; Souffle (S), produceva un rumore rosa.

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Ulteriori possibilità timbriche erano offerte dai quattro particolari altoparlanti (Diffuseurs): Principal, un normale altoparlante che restituiva il suono “pulito” dello strumento; Résonance, un altoparlante che tramite delle molle metalliche creava un particolare riverbero meccanico; Metallique, il diaframma della cassa acustica di questo altoparlante era costituito da un gong che quindi produceva un suono particolarmente ricco di armonici; Palme, un altoparlante a forma di lira con corde che, vibrando per simpatia restituivano un timbro arricchito. [Per approfondire clicca quiqui]

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Intervista a Nadia Ratsimandresy

Qual è la tua formazione e come ti sei avvicinata all’ondes martenot?

La mia formazione è totalmente classica perché sono andata in una scuola di musica quando avevo nove anni, i miei genitori volevano che studiassi pianoforte ma essendoci una lista di attesa di un anno per quella classe mi fu proposto, nel frattempo, di entrare nella classe di sintetizzatore. All’epoca non sapevano neanche come spiegare bene ai miei genitori di cosa si trattasse non essendo loro musicisti, ma i miei si persuasero del fatto che comunque fosse bene nel frattempo farmi approcciare alla musica. Quindi sono entrata in questa classe tenuta da una professoressa fantastica, e durante l’anno mi sono avvicinata alle tastiere e ovviamente all’ondes martenot, perché lei era – e questo è il destino e non poteva non esserlo – ondista e suonava lo strumento tra le altre cose. Poi, passato l’anno, mi fu detto che si era liberato un posto nella classe di pianoforte, ma io mi trovavo bene nella classe di sintetizzatore e quindi decisi di non cambiare e restare dov’ero: mi sembrava la cosa più naturale, dato che mi ero affezionata alla mia insegnante e anche agli strumenti che suonavo. Nella scuola, pur facendo parte della classe di sintetizzatore, ho seguito un percorso musicale classico, con gli esami di teoria e di strumento, poi a diciannove anni ho superato l’esame per entrare al conservatorio superiore di Parigi dove c’è una classe di ondes martenot e ho lasciato tutto (facevo anche degli studi scientifici all’università) per dedicarmi solo alla musica. Al conservatorio ho seguito l’iter accademico che anche per noi allievi della classe di ondes martenot prevedeva esami di analisi, composizione, storia della musica etc. Non c’era differenza con le altre classi di strumento se non che la musica che suonavamo noi era tutta del XX secolo e non potrebbe essere stato diversamente!

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Potresti farci una panoramica sui compositori del Novecento che hanno scritto per ondes martenot (ci vengono in mente Olivier Messiaen e Giacinto Scelsi, fra gli altri) e segnalarci anche autori contemporanei che scrivono per questo strumento?

Sì, beh diciamo che i primi non sono i più importanti, alla fine è sempre Olivier Messiaen che rimane, è lui che ha permesso allo strumento di inserirsi nella tradizione musicale. Messiaen ha scritto due pezzi orchestrali molto importanti: prima di tutto la Turangalila Symphonie dove c’è una parte solista per ondes martenot. Questo pezzo necessita di un’orchestra pazzesca, ci vogliono 190 musicisti, ed è uno dei pezzi sinfonici francesi più eseguiti nel mondo! Questo pezzo ha permesso all’ondes martenot di raggiungere una certa importanza (se vuoi eseguire questo pezzo è necessario che ci sia un ondista). Come conobbe Messiaen l’ondes martenot? Lui era sposato con Yvonne Loriod, una grande pianista francese che insegnava anche al Conservatorio di Parigi dove lui teneva la classe di analisi. Yvonne aveva una sorella, Jeanne Loriod, che era professoressa di ondes martenot nel medesimo Conservatorio. Così Messiaen conobbe lo strumento e ne rimase molto colpito, tanto che ogni compositore che aveva nella sua classe di analisi veniva mandato a conoscere l’onde martenot nella classe della cognata, e lui ne ha visti di compositori (anche Boulez ad esempio ha suonato l’ondes martenot). Quindi molti compositori francesi, quelli noti e meno noti, che hanno ormai verso i settanta/ottanta anni sono passati da Messiaen e tra le mani di Jeanne Loriod. Tra questi c’era Tristan Murail, un grande compositore francese, che compirà settant’anni nel 2017. Murail ha studiato con Loriod ed è diventato un apprezzato ondista e ha scritto molti pezzi per ondes martenot, la maggior parte dei quali è nata in seno all’Ensemble d’Instruments Électroniques de l’Itinéraire (EIEI) da lui creato, del quale fra l’altro faceva parte sua moglie, Françoise Pellié-Murail anche lei ondista, che era stata la mia prima professoressa a Evry, quella che mi ha introdotto alla musica quando avevo nove anni. Stasera suonerò uno dei pezzi di Murail che preferisco, La Conquête de l’Antarctique, un pezzo di virtuosismo e colore molto importante per lo sviluppo del linguaggio dell’ondes martenot. Per il pubblico può essere un pugno in faccia ma, che piaccia o no, è un pezzo che non può lasciare indifferenti. Per noi musicisti di ondes è un piacere suonarlo, perché in questo brano Murail porta al limite le possibilità timbriche e tecniche dello strumento.
È giusto anche ricordare André Jolivet che, prima di Messiaen, ha scritto dei pezzi per ondes tra i quali Les Trois Poèmes pour ondes martenot & piano che sono bellissimi. Tra i compositori francesi c’è anche Darius Milhaud che aveva l’ondes martenot nel suo instrumentario, Edgar Varèse che ha scritto Ecuatorial, che inizialmente pensato per due theremin è stato scritto nella sua versione definitiva per due ondes; Giacinto Scelsi ha utilizzato l’ondes martenot in Uaxuctum come dicevi. In Canada c’è una tradizione di ondes martenot, e anche in Giappone con l’ondista Takashi Harada. E devo dire che oggi riscontro un rinnovato interesse per lo strumento, che mi fa sentire fortunata! I compositori di oggi rispondono e sono molto interessati.

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Quali sono i compositori con cui stai collaborando?

Cito gli ultimi, perché sono veramente tanti quelli con cui ho lavorato. Parlando del set che faccio con ondes martenot e elettronica ho collaborato con Jerome Soudan che è “Mimetic”, un musicista francese che vive a Ginevra che è anche il direttore artistico del festival Electron. Lui ha sempre voluto scrivere per me e infatti a un certo punto io gli ho detto: “Dai! Scrivimi un pezzo!”, l’anno scorso mi ha scritto un pezzo che sto sempre suonando, che non è finito, è sempre all’inizio (Douceur Apeurée ndt). C’è anche Carl Faia che è molto conosciuto perché è bravissimo a fare, in italiano non so come si dice, l’assistente musicale, quelle che programma le patch, l’informatico musicale, lui è anche un compositore e mi sta scrivendo una trilogia, abbiamo fatto il primo pezzo in novembre (Wake ndt). Poi Jacopo Baboni Schilingi, italiano ma che vive in Francia da vent’anni, mi ha scritto un pezzo bellissimo (La dernière onde pour un enfant retrouvé mort sur la plage en été ndt) che ho suonato il weekend scorso a Copenhagen. Poi ultimamente sempre a Copenhagen ho avuto una commissione del Danish Art Council, un pezzo di Li-Ying Wu, che è taiwanese ma vive in Danimarca, anche il suo è un pezzo per ondes e elettronica e si chiama Oiseaux Androïdes (2016 ndt).

C’è un rinnovato interesse per l’ondes martenot nella musica contemporanea forse dovuto anche alla natura particolare del suono di questo strumento. Secondo te quali sono le caratteristiche più affascinanti per un compositore?

C’è qualcosa di particolare nell’ondes martenot che lo rende sempre riconoscibile. Soprattutto i glissando, eventualmente il theremin può fare dei glissando simili, ma la perfezione raggiunta sui glissando dall’ondes martenot è riconoscibile anche da quelli del theremin. Questo “movimento” era molto usato nei film di orrore negli anni Settanta, quindi è nell’immaginaire di molta gente che non sa neanche di avere ascoltato, appunto, il suono dell’ondes martenot.

È senz’altro uno strumento molto evocativo che offre molte possibilità timbriche.

Lo strumento ha le possibilità timbriche che sono ad esempio date dalle forme d’onda: sinusoidali, triangolari, quadrate etc. sono quattro o cinque, poi ci sono gli altoparlanti, ma questa è la base di un sintetizzatore analogico! Per me la cosa più bella è che lo strumento ha incontrato dei compositori abbastanza curiosi da andare al di là del dire questa è una sinusoide, questa è un’onde carrée [quadrata ndt.], questa un’onde triangulaire, capisci? Si sente quando lo fanno, in pezzi come La Conquête de l’Antarctique di Tristan Murail si sente che ha cercato di spingersi oltre. Per esempio questo è un anecdote, ma quel pezzo di Tristan Murail a Maurice Martenot, l’inventore dello strumento, non piaceva affatto: per lui il suo “bambino” (lo strumento) doveva fare dei suoni belli e lunghi, delle frasi lunghe, un mix fra theremin e violoncello, invece i compositori hanno avuto la curiosità e il talento di andare oltre anche l’idea che l’inventore aveva dello strumento. Se stasera sentiamo un pezzo come La Conquête de l’Antarctique non si può non pensare all’energia e al talento che si doveva avere nel 1974 per immaginare sullo stesso strumento “uiuiuiuouoo” [canticchia una frase melodica dell’ondes martenot ndt] e “crccssccrssscc” [imita un rumore gracchiante ndt]. L’ondes martenot è uno strumento nel quale, a differenza di altri strumenti elettrici o elettronici, si può controllare veramente il suono, non è solo on/off, si può fare un pianissimo e tenerlo fino a che vuoi perché sei tu che decidi, quindi se anche tu tremi si sente, niente di artificiale, non è sì no sì no, 1 0 1 0 1 0, è uno strumento analogico con un tocco fisico e questa combinazione di cose crea la magia dello strumento.

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Stasera farai anche un set improvvisato con Maria Chavez. Pratichi spesso l’improvvisazione?

Improvvisare è una cosa che faccio spesso, perché me lo chiedono spesso. Sono abbastanza fortunata da incontrare gente che ha voglia di suonare con me. Improvviso perché una volta l’ho fatto e mi sono trovata bene: mi sono sorpresa delle cose che avevo da dire in quella situazione. Stasera suonare con Maria è proprio un regalo. So che succederà qualcosa, non so cosa esattamente ci sarà, ma qualcosa succederà per forza, questo lo so. Non siamo troppo lontane o troppo vicine, per quello dico che è un regalo: ci mettiamo così, non è che ci confrontiamo, “confrontare” non è un termine giusto, è più come un’unione e vedremo come reagisce il pubblico. Quando il pubblico si annoia si capisce subito, se si diverte si capisce subito, questo l’improvvisazione lo consente, consente di essere flessibili, mentre quando suoni Messiaen o Murail, si comincia lì e si finisce lì.

[Leggi anche: Maria Chavez | Gear Exposed]

img: © Luisa Santacesaria

 

 

 

 

 

Early electronics | Ondes Martenot: Intervista a Nadia Ratsimandresy ultima modifica: 2016-09-09T12:40:27+02:00 da Marco Baldini

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