Call for Works #7 | video: la selezione

di Redazione

Pubblichiamo i risultati del Call for Works per opere che mettono in relazione il suono con il video, tema centrale anche dell’appuntamento di TRK. Sound Club dello scorso 24 ottobre. Qui di seguito l’elenco dei pezzi selezionati, accompagnato da brevi descrizioni degli autori e link di approfondimento. Ringraziamo tutti i partecipanti e ci riserviamo di pubblicare prossimamente su musicaelettronica.it gli altri lavori.

EDWIN LUCCHESI
Kathodic Karma (2018)

Kathodic Karma è un lavoro audiovisivo ispirato alla poetica di Gianluca Lerici (alias Prof. Bad Trip). Nel 1994 Gianluca Lerici pubblicò per la prima volta l’omonimo fumetto, diviso in 8 tavole grafiche accompagnate dal testo di Anna Katodika, nel quale raffigurava e illustrava l’alienazione che la società del nuovo millennio avrebbe vissuto con l’avvento sempre più massiccio dei mass media e dei televisori al tubo catodico. In questo lavoro i visual sono stati generati interamente all’interno del software Jitter di Max/MSP, utilizzando come parametri generativi la frequenza, l’rms e gli inviluppi dei vari timbri sonori presenti nell’opera. Questi suoni dialogano a stretto contatto con le immagini al fine di rappresentare, attraverso una narrazione ipnagogica, la surreale e alienante realtà accumulatasi durante questi anni.

STEFANO DE PONTI
Anitya (2019)

Composizione audiovisiva per voce risonante, nastro, elettronica, diffusori preparati e texture, polimateriche e poliritmiche. Anitya è il secondo movimento dell’opera Malgrado col tempo si sfaldi e in continuità con il precedente Klastos, estende l’indagine ecologica tra suono, materia e ambiente circostante, concentrandosi in particolare sui processi di trasformazione e decadimento dei materiali acustici e visivi utilizzati. Ripartendo dall’ascolto e dall’osservazione sul campo dei luoghi intorno alla cava di Vellano, sono stati raccolti nuovi materiali risonanti – bacche, legni e altri elementi naturali, avanzi di carte realizzate dalle cartiere presenti sul territorio, cristalli di sale, scarti, polvere e superfici di varie misure in Pietra Serena e field recordings – che, organizzati tra loro in uno stato di scambio continuo, evocano la perpetua impermanenza delle cose. 

that everything, on earth, has a mortal nature / that even the sky began and all that, is there, will have to end with it / and dissolve one day 

ANNAMARIA DI GIACOMO
(it’s) Green? (2017)

L’esperienza migratoria mette a lavoro il confine come concetto chiuso, facendolo diventare dinamico e processuale, luogo di transizione. La frontiera è uno spazio, un luogo in cui collocare e collocarsi, un luogo in cui vengono messe in atto strategie di sconfinamento. (it’s) Green? è un invito a collocarsi nelle frontiere, a riconoscersi in un nuovo spazio di riflessione, a cambiare la prospettiva, spostare lo sguardo da osservatore, che non è più territorializzato, ma relazionale, in un processo di riconoscimento dialettico e processuale. Collocarsi nella frontiera significa, altresì, dar voce al margine, al passare oltre. In questo video, che nasce come intimamente interattivo, l’unica immagine è quella di un rettangolo verde (il permesso di passare: “posso passare oltre?”), il verde del mare, cangiante, che si alterna, in rapidi flash, al nero. Il video rappresenta la negazione del visivo e sancisce il predominio dell’ascolto: non si vede altro che ciò che si immagina attraverso la traccia sonora, le voci di sottofondo. Non c’è direzione dello sguardo attraverso le immagini, ma una continua attesa che qualcosa accada sullo sfondo: ciò che deve accadere non è sullo schermo, ma negli sguardi. Lo schermo privato dall’immagine, attraverso lo sguardo, trascende la geografia solenne dei limiti umani, sconta l’impossibilità di individuare una via di fuga assoluta. Le immagini ossessive che “emergono” dal verde, ma al tempo stesso vi affogano dentro, si vedano per come si vogliano vedere: perdere l’immagine per ritrovare lo sguardo.

MATTIA LORIS SIBONI
Silere (2019)

Silere è un’opera audiovisiva che pone uno sguardo artificiale a paesaggi totalmente naturali; esplora le relazioni tra gli estremi della percezione visiva e uditiva tramite l’atteggiamento del silenzio, un silenzio che non è assenza di suono ma condizione di ascolto in un continuo dialogo tra presenza e assenza, macroscopico e microscopico.

AFRODITI BITZOUNI + GIULIANO ANZANI + KYRIAKOS CHARALAMPIDES
Lament / Θρήνος (2018)

Lament is a short animated film based on the poem, that was crafted by Miltos Sachtouris and was included in the collection “ΣΦΡΑΓΙ∆Α ή Η ΟΓ∆ΟΗ ΣΕΛΗΝΗ”. This short animated piece aspires to narrate the creation of a future imaginary world, to combine poetry with contemporary mediums and to invite the audience to experience the poem through multiple senses.

Poem & Voice: Miltos Sachtouris (1919-2005)
Direction, Animation & Illustrations: Afroditi Bitzouni
Music & Sound Design: Kyriakos Charalampides & Giuliano Anzani
Flute player: Tiziano Teodori
Translation: Danai Daska
Powered by: twelve-lab

TRIHN LO
Hétérotopies (2019)

Video sperimentale, realizzato in collaborazione con Cristina Rap e presentato in prima mondiale alla 27a edizione del Festival Futura di Crest, Hétérotopies è costruito come una flânerie a tratti poetica: la soggettiva al finestrino del treno di un corpo vivo e immobile, abbandonato agli urti metallici, ai rumori e gemiti meccanici della macchina mobile, si dà come un’esperienza fenomenologica visiva e sonora, che seppur intrisa di una certa realtà materiale dilegua verso un paesaggio del tutto finzionale ed immaginario. Rotaie, traverse, cavi, tralicci piloni o viadotti e, ancora, finestre, tetti, balconi misti alla vegetazione, e alberi, cespugli, forme a tratti frastagliate, sovrapposte, figure confuse e miste si susseguono a tutta velocità. Uno spazio banale ed entropico, scavato e modellato dalla rete ferroviaria con tutta la sua strumentazione tecnica, ctonia e ancorata al suolo, si metamorfosa un paesaggio nuovo, un «controspazio» nel senso foucauldiano, dove la rappresentazione ordinaria del mondo viene contraddetta. Poiché questi luoghi eterotopici, ben radicati nella realtà, nello spazio sociale, altro non sono che «delle utopie effettivamente realizzate in cui gli altri luoghi, tutti gli altri luoghi reali che si possono trovare all’interno della cultura sono rappresentati, sfidati e capovolti». Intessuto di ripetizioni, e di sovrapposizioni, in una sorta di “contagio” tra dentro e fuori, e il cui punto di vista interno, la “soggettiva”, ha il suo equivalente sonoro in un soffio prolungato, il ritmo visivo risponde ad una materia sonora dall’equilibrio fragile ed in perpetuo movimento, dissolvendo infine come un micro-paesaggio notturno fantasmato. 

DIANA DANELLI + DANTE TANZI
VoxH (2016)

Vox H is the human voice. In the age where you start to define what are rights and duties of robots, man has trouble to make dignity to man himself. Vox H moves the reflection on the contemporary world and the inadequacy in the West in dealing with large migration flows. There are references to the migrants of Calais with stitched lips and trafficking Balkan; and then the fighting against the closure of the Brenner Pass. Venus, also wearing a life jacket. The hope is that Europe will not implode, as happened in the thirties with the largest aircraft ever built, the Zepellin, which exploded during docking. The video has chapters that follow five words of a rhyme used in children’s games to count, “conta”: dire, fare, baciare, lettera, testamento (say, do, kiss, letter, will). In the final sequence is a reference to sickness and death, Venus also wearing a drip: video is dedicated to a woman, my mother. 

Video: Diana Danelli
Musica: Dante Tanzi

NILDE MASTROSIMONE
Come caramelle (2019)

Rappresenta un autoritratto di un malato psichiatrico nella sua quotidianità. Aldilà di qualsiasi pregiudizio o stigma sociale, ancora esistente, il malato è come un araldo, specchio o messaggero di dimensioni, rischi, crisi, decisioni, che appartengono anche alla quotidianità dei cosiddetti “sani”. Per il malato psichiatrico per prima l’identità rappresenta un rischio ed una crisi decisiva: “un modo che può essere designato come difesa contro qualcosa che sembra al malato non domestico”. L’identità è oggetto di decisione e scelta quotidiana, i suoi pezzi devono essere ricostruiti e ricombinati continuamente, come lavoro-lotta alla frammentazione psichica. La malattia psichiatrica rivela dunque il carattere costruito e finzionale di ogni scelta identitaria. 

Video: Nilde Mastrosimone
Musica: Michele Papa

 

 

 

Call for Works #7 | video: la selezione ultima modifica: 2019-12-24T10:31:48+01:00 da Luisa Santacesaria

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