finestresonore~ | Le dinamiche sonore del Corpo, le dinamiche corporee del Suono

di Giada Turini

Nelle arti della seconda metà del Novecento, il Corpo esce dalla sfera prettamente individuale e diventa prepotentemente strumento di emancipazione collettiva, tramite espressivo, estremamente performativo e complesso. La performance art prima e il teatro sperimentale poi, sono stati i principali terreni di rappresentazione delle dinamiche contraddittorie che il corpo subisce ed interpreta nella vita quotidiana, arrivando alla costruzione di un essere composito e complicato, le cui viscere e terminazioni nervose sembrano inestricabili: arte, dinamiche sociali e politiche, rappresentazione, simboli e ruoli diventano quella “materia di base”[1] dalla quale la performance è plasmata e dalla quale il corpo esce e ritorna.

Esiste però un genere d’arte altrettanto stratificato e multidimensionale, quello dell’installazione che, per molti artisti, non solo diventa cornice di azioni performative, visive e sonore, ma anche contesto ricettivo, sensibile ed amplificato, intensificato dalle continue relazioni, scambi ed ibridazioni che i diversi mezzi utilizzati instaurano tra loro. In una parola: interazione. Se pensiamo all’interazione, la prima immagine che ci viene in mente è sicuramente uno strumento, un dispositivo connesso ad una rete, ed il suo alter ego per eccellenza, la mano, il dito, un gesto specifico estrapolato dalla codifica di un linguaggio, un flusso comunicativo. 

Questo campo di ricerca spazia dalla filosofia alla psicologia, dalle biotecnologie alla teoria dell’informazione, trovando espressione – nelle arti sonore, elettroniche e multimediali – nel concetto di corpo sonoro. Per corpo sonoro si intende sia il suono scaturito dal movimento (dato dall’interazione tra corpo performante e sistema di biofeedback), sia un’idea di suono e di installazione estremamente corporea, sensibile, che è in grado di suscitare nel corpo un ampliamento della percezione. Siamo in grado di razionalizzare il suono solo in un secondo momento rispetto alla sua percezione da parte del nostro corpo: l’ascolto, infatti, è prima di tutto un’esperienza vibrazionale, meccanica e corporea.

Proprio intorno a questa idea e alle sue possibili manifestazioni, ho incentrato il mio progetto di tesi di Biennio Sperimentale in Sound Design al Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, dando vita al progetto Machinicinstallazione sonora per corpo performante e sensori biofisici (2020), in collaborazione con la body performer Agata Torelli (Mantova, 1995). In Machinic abbiamo lavorato insieme all’esplorazione di vari gradi di interazione tra corpo, suono e ambiente, utilizzando sensori biofisici per elettromiografia altamente responsivi[2], in modo da poter raggiungere una relazione gesto/suono non univoca: il movimento e il suono si dispongono sul corpo e nello spazio in un meccanismo di retroazione, influenzandosi in modo non sempre prevedibile.

Machinicinstallazione sonora per corpo performante e sensori biofisici (2020), con Agata Torelli:

Machinic – Backstage photo © Agnese Banti (2020)

Durante il periodo di ricerca ho incontrato e analizzato molti lavori diversi fra loro che hanno ispirato e aiutato il progetto Machinic a crescere. Le esperienze che ho trovato più significative e che aiutano a immergersi con maggiore consapevolezza in questo campo sono state le seguenti:


– Topology of the sonic body (2017) del digital artist con base a Vienna Antoni Rayzhekov (Sofia, 1980) in collaborazione con la performer e coreografa della scena berlinese Federica Dauri (Roma, 1991):

Antoni Rayzhekov con Federica Dauri, Topology of the sonic body © federicadauri.com

– Alia: Zu Tài, dal ciclo 7Configurations(2014 – 2019) del sound designer e ricercatore stabile a Berlino Marco Donnarumma (Napoli, 1984) in collaborazione con la coreografa cinese Nunu Kong (WuXi, 1982):

Alia: Zu Tài, dal ciclo 7Configurations di Marco Donnarumma, con Nunu Kong e Linling Chen © Underskin Photography

– [radical] Signs of Life (2013) di Heidi J. Boisvert (di cui sembra effettivamente impossibile recuperare anno e luogo di nascita), media artist, ricercatrice nel campo della tecnologia indossabile e co-fondatrice della start-up di produzione dell’XTH Sense (particolari biosensori open source elaborati con Marco Donnarumma):

Danza, musica elettronica ed arte generativa di Heidi J. Boisvert © heidiboisvert.com

Analizzando, dunque, queste e altre esperienze affini (qui per altri lavori di Donnarumma e Andrea Giomi con Martina Zena) mi sono accorta che è molto difficile circoscrivere queste opere alle sole categorie di installazione o performance. In molti casi, gli artisti hanno la tendenza a generare contesti ibridi, dove la scena – il terreno sul quale avvengono e agiscono i cambiamenti – è il corpo stesso. Sono esperienze di trasformazione spesso conflittuali: il corpo, analizzato, diviso, smembrato dall’impianto tecnico a cui è interconnesso, sperimenta su di sé l’invasività di questi strumenti, ma non senza acquisirne consapevolezza e capacità di controllo. Il corpo diventa quindi un dispositivo, cioè sposta la percezione di sé a un qualcos’altro, trasferendosi “nell’altro”: corpo, codice, suono o installazione che sia.

Per Machinic, si può effettivamente parlare di “installazione” perché il sistema di interazione tra Corpo/sensori biofisici/microprocessore e ambiente esecutivo, controlla autonomamente i micro-cambiamenti e le modulazioni del suono. I gesti corporei interagiscono esclusivamente con il sistema, senza nessun altro intervento umano. La tecnologia utilizzata è visibile ed ha l’obiettivo di rendere esplicita l’ibridazione e l’evoluzione del corpo in macchina e viceversa. Dal punto di vista sonoro l’ambiente è definito da estremi molto bassi e molto alti della banda frequenziale, così da attivare la percezione corporea e portare all’estremo sia la riduzione del movimento sia la fruizione da parte del pubblico. Qui di seguito un piccolo teaser:

Le arti digitali ed elettroniche degli ultimi dieci anni stanno andando sempre di più nella direzione di opere aperte, ovvero opere che hanno un solido impianto tecnologico ed interattivo; senza le commistioni e le migrazioni dalla musica sperimentale alla musica pop e in assenza di corpi che “le agiscono”, ne usufruiscono e ne fanno esperienza dal vivo, questi lavori non avrebbero raggiunto tale livello di complessità.

Arrivare ad una sintesi tra diversi generi artistici e ribadire l’importanza della fruizione reale e sensibile delle opere è la vera sfida degli artisti di oggi, particolarmente in questo ambito. Credo, inoltre, che conoscere ed analizzare questo tipo di installazioni così instabili e turbolente possa spingerci a riconoscerci in altri ruoli e acquisire sembianze o capacità polimorfiche, auspicando un superamento delle categorie di genere e di tutto ciò che esse comportano.


[1] “La materia di base della vita sociale è la performance, la presentazione di sé nella vita quotidiana”.V. Turner, Dal rito al teatro, prima edizione, Il Mulino, Bologna, 1986.

[2] FlexVolt is an EMG biosensor that measures your muscle signals and transmits the data wirelessly to your computer

https://www.flexvoltbiosensor.com/ (ultima consultazione, novembre 2020).


Bibliografia:

The Body as Musical Instrument: Atau Tanaka and Marco DonnarummaIn Youn Kim and Sander Gilman (Eds.) Oxford Handbook on Music and the Body. Oxford: Oxford University Press, 2019.    

J. Ponzio, Atti performativi e costituzione della corporeità nel pensiero di Judith Butler [2019], Dipartimento di Studi Umanistici, Bari, Università di Bari. 

Biophysical Music, Marco Donnarumma, Musicology Department, University of Oslo, Panel, Oslo, NO, 2017.                             

M. Donnarumma, B. Caramiaux, A. Tanaka, (a cura di), Muscular interaction combining emg and mmg sensing for musical practice, atti del convegno: International Conference on New Interface for Musical Expression (Seoul, South Korea, January 2013).

How We Became Posthuman: Virtual Bodies in Cybernetics, Literature, and Informatics: N.K. Hayles, Chicago, The University of Chicago Press, Books. 

D.J. Haraway, Manifesto Cyborg, donne, tecnologie e biopolitiche del corpo. Prima edizione [1995] Milano, Feltrinelli Editore, seconda edizione [2019], Universale Economica – Saggi.                         

A. Giomi, L’eco Sonora del gesto, appunti per una ricerca sperimentale sul concetto di corpo sonoro nelle performance interattive, in De Musica, XVIII, [2014]. 

B. Williams, sound art and the gallery, material, body and space [2010], Joondalup, Edith Cowan University, Australia. 

E. Pitozzi, Corpo sonoro collettivo: verso una tattilità uditiva, Digimag, no. 51, (febbraio 2009). 

Atau Tanaka, R. Benjamin Knapp, Multimodal Interaction in Music Using the Electromyogram and Relative Position Sensing, Conference: NIME ’02: Proceedings of the 2002 conference on New interfaces for musical expression (January 2002).Antonio Camurri e Gualtiero Volpe, Sistemi multimediali interattivi (1997).

[artwork © Agnese Banti]

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La rubrica finestresonore~ racconta l’identità molteplice di persone, approcci, opinioni e interessi all’interno del campo della musica sperimentale e delle arti sonore che dà vita a Elettronica Collettiva Bologna~, ovvero un pensiero musicale e una realtà collaborativa nati nella Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio G.B. Martini di Bologna.

finestresonore~ | Le dinamiche sonore del Corpo, le dinamiche corporee del Suono ultima modifica: 2020-12-03T18:00:31+01:00 da Luisa Santacesaria

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