I dischi del mese | luglio 2020

di Marco Baldini

Le uscite discografiche consigliate per l’estate 2020 sono entrambe ristampe di opere storiche tratte dalla collana Recollection GRM, dedicata alla produzione del centro di musica elettroacustica parigino.

  • Iannis Xenakis – GRM Works 1957-1962 

Recollection GRM è una collana di Editions Mego che propone, di concerto con il Groupe de Recherches Musicales, la ristampa in vinile e cd di alcune delle opere più significative realizzate negli studi del centro parigino fondato da Pierre Schaeffer. Dal 2012, anno di nascita della collana, sono state ristampate opere fondamentali e altre meno note ma egualmente eccezionali di compositori di stanza al centro come Pierre Schaeffer, Luc Ferrari, Bernard Parmegiani, François Bayle, Christian Zanési ma anche di compositrici e compositori di passaggio come Beatriz Ferreyra o Jaap Vink. GRM Works 1957-1962 raccoglie quattro lavori di musica concreta realizzati in un lustro da Xenakis al GRM. Il disco si apre con Concret PHbreve pezzo realizzato per sonorizzare l’ingresso al Philips Pavillon, realizzato da Le Corbusier (con cui all’epoca Xenakis, laureato in ingegneria, lavorava come assistente) per l’Esposizione Universale che si tenne a Bruxelles nel 1958. Il brano doveva preparare il visitatore all’interno del padiglione dove veniva diffuso il Poème Électronique di Edgard Varèse, anche questo appositamente composto per l’opera del grande architetto francese. Concret PH venne realizzato a partire dal segmento di 1’ della registrazione di un tizzone ardente che, attraverso varie trasposizioni e sovra incisioni, crea una tessitura granulare continua. Orient-Occident è il secondo brano della raccolta ed è probabilmente uno delle opere più incredibili del compositore greco. Il pezzo fu commissionato a Xenakis dal regista Enrico Fulchignoni come colonna sonora di un documentario che voleva dipingere gli stadi dell’evoluzione culturale umana attraverso le immagini di manufatti provenienti da Europa e Asia. Il regista diede carta bianca a Xenakis. Per questo pezzo furono utilizzati una varietà impressionante di suoni e timbri: riconoscibili per tutto il pezzo sono i suoni di diversi oggetti e superfici sollecitati tramite un archetto. Anche il suono del carbone che brucia di Concret PH fa la sua apparizione, insieme a gocce d’acqua. Suoni percussivi si alternano in pattern ritmici e timbrici e sembrano anticipare i lavori per percussioni della maturità del compositore, come Perséphassa (1969), Psappha (1975) e Pléïades (1978). Rispetto ai lavori precedenti, Diamorphoses ci appare come un’opera più massimalista e più vicina all’estetica della musique concrète parigina. Un’interessante combinazione fra tessiture percussive metalliche alte e timbri bassi continui rappresenta il nucleo da cui il brano prende le mosse. Bohor (1962, anche se la versione del disco è quella rivista del 1968) è il più monumentale dei pezzi presentati nel disco ed è il primo lavoro elettroacustico di lungo respiro di Xenakis (il brano dura più di 23 minuti). Il titolo viene da Bors il giovane, cugino di Lancillotto e protagonista di una delle saghe legate a Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Le fonti sonore principali utilizzate sono lo Kneh, un organo a bocca laotiano, e vari braccialetti provenienti da paesi del Sud Est Asiatico. Il brano è dedicato a Pierre Schaeffer.

  • Bernard Parmegiani – Violostries

Ultimo fra le uscite della collana è Violostries, che è anche il secondo titolo di Bernard Parmegiani a comparire in Recollection GRM (il precedente era stato l’iconico De Natura Sonorum). Il disco raccoglie tre lavori di Parmegiani, ormai riconosciuto come uno dei più importanti compositori elettroacustici del secolo passato. Violostries (1965), il pezzo eponimo registrato dal vivo al Festival di Royan nell’aprile del 1965, vede il confronto fra l’elettronica di Parmegiani e il violino di Devy Erlih. Articolato in tre sezioni – Pulsion/Miroirs, Jeu de cellules e Vegetal – Violostries è un percorso estremamente vario nelle possibilità offerte dall’interazione fra suono acustico e suono elettronico. Composto in quattro tracce nel 1967 (anche se la versione qua presentata è frutto di un remissaggio stereo del 1988), Capture éphémère (1967) è un viaggio fantasmatico nelle pieghe più minuziose della materia sonora elettroacustica. Un affascinante affresco di suoni evanescenti che si generano e spariscono nel vuoto. La Roue Ferris (1971) è il terzo e ultimo brano del lotto. Presentato al Festival des Chantiers Navals di Mentone nel 1971, è un movimento solitario in costante evoluzione che evolve avvolgendosi intorno al suo asse e che culmina in un assottigliamento drammatico della materia sonora iniziale.

I dischi del mese | luglio 2020 ultima modifica: 2020-07-31T09:06:01+02:00 da Luisa Santacesaria

Lascia una risposta