Un intervento interessante: il debutto di Clara Rockmore alla Town Hall

di Johann Merrich*

Clara Rockmore è senz’ombra di dubbio tra le più note – e riconosciute – pioniere del suono elettronico: mondialmente celebrata con un doodle di Google nel 105° anniversario della sua nascita (9 marzo 2016), la virtuosa del theremin ha attraversato gli oceani del tempo divenendo un’icona della storia delle nuove tecnologie musicali.

Per quanto la sua carriera sia stata immortalata da documentari – come Theremin: An Electronic Odyssey di Steve M. Martin (1991), collezioni di memorie – rimandiamo al racconto che Rockmore fa di sé [1] o al prezioso e onnicomprensivo libro di Albert Glinsky Theremin. Music and Espionage (University of Illinois Press, 2000), e la sua musica sia stata propagata da produttori di eccellenza – l’album Clara Rockmore fu prodotto, ad esempio, da Shirliegh e Bob Moog nel 1977 – in maniera sorprendente dovrà essere notato che alcuni aspetti della sua vita artistica e personale stentano, ancor oggi, ad essere raccontati.

La poca attenzione dimostrata al programma del suo debutto accolto il 30 ottobre 1934 alla Town Hall di New York, rappresenta un fenomeno a dir poco bizzarro: come mai la storia non ha mai dedicato alcuna cura a quella che Kelly Hiser definì, solo nel 2018,  “una delle prime collaborazioni interraziali della musica elettronica”[2]?

Il rivoluzionario recital di debutto di Clara Rockmore proponeva in apertura brani di autori come Bach, Ravel e Rachmaninov, rispettando stili e gusti musicali individuati da Leon Theremin sin dal 1929 per il suo strumento; la quarta parte, liquidata dalla maggior parte della stampa coeva con qualche succinta menzione, merita invece tutta la nostra considerazione: accompagnata da un coro maschile di sei afro-discendenti diretti da Hall Johnson – l’Hall Johnson Male Sextet – Rockmore eseguì con il suo theremin quattro canti della black tradition.

Al tempo del debutto della virtuosa, solo un esiguo numero di cronisti decise di dedicare qualche parola per descrivere la collaborazione tra Rockmore e il Male Sextet di Hall Johnson, raccontandola come un «Intervento interessante» in cui «Miss Rockmore thereminizza un gruppo di spiritual» «con tutta la bellezza del tono e raro spirito folk»[3].

La scelta di includere nel programma una lettura in chiave elettronica della musica del folklore afro-americano fu tutt’altro che scontata: fino a quel giorno solo di rado qualche rarissimo progetto musicale aveva sperimentato le nuove sonorità del theremin in contesti folk e pop. 

È incomprensibile come questo frammento di storia della musica possa essere così poco noto e ancor meno divulgato; se lo guardiamo dal nostro presente, come se fosse una porzione di un affresco dipinto sulla linea del passato, il fermoimmagine della quarta parte del concerto di debutto di Clara Rockmore svela un inedito disegno. Una giovane donna, emigrata negli Stati Uniti poco più di un decennio prima, è alle prese con una nuova tecnologia musicale; sostenuta dalle voci di sei uomini appartenenti a una comunità ritenuta dai più ostile e inferiore, la donna si unisce al coro per rappresentare con il suono le angherie che aveva subito (e che stava subendo) una fetta di comunità oppressa e senza patria.

In un’epoca – e in una nazione – in cui l’appartenenza etnica o geografica poteva essere il pretesto per un linciaggio, in cui le donne iniziavano appena a essere prese in considerazione come elementi senzienti e funzionali della società, in un tempo in cui le parole “dignità” e “uguaglianza” erano distanti dall’odierno (?) significato, quel fermoimmagine non può che raccontarci qualcosa di straordinario: è il riflesso di un impegno sociale, è accoglienza, protesta e desiderio di integrazione.

Quanti vorranno limitarsi a interpretare l’intervento interessante come un mero vezzo artistico o una scelta alla moda, dovranno forse rivedere pensieri e considerazioni alla luce di taluni altri fatti biografici della virtuosa. Come nella lettura di una costellazione, se opportunamente illuminate e connesse tra loro, alcune vicende della vita di Clara Rockmore rafforzano la visione e l’interpretazione del nostro fermoimmagine: la vicinanza alle cause progressiste, l’impegno in manifestazioni per la sensibilizzazione del popolo americano in materia di diritti umani, le amicizie e le collaborazioni con alcuni dei protagonisti delle lotte per i diritti civili sono fatti che, se inanellati assieme, aggiungono sapore etico all’avventura elettronica di Clara Rockmore. C’è da chiedersi perché, nel raccontare le sue gesta, nessuno abbia mai pensato di spostare l’accento della narrazione sulla sua visione del mondo, mettendo il luce aspetti morali e umani del suo fare musica

[Questa Breve Storia è il preludio del più ampio saggio “Uno strumento del futuro per cantare l’inclusione”, parte del volume collettivo L’elettronica è donna. Media, dispositivi e pratiche per un linguaggio transfemminista e queer. A cura di Claudia Attimonelli e Caterina Tomeo, Castelvecchi Editore. Presto in libreria].

NOTE

[1] C. Rockmore, “Clara Rockmore in Her Own Words”, The Nadia Reisenberg & Clara Rockmore Foundation. https://nadiareisenberg-clararockmore.org/clara-rockmore-in-her-own-words/

[2] K. Hiser, “The Theremin Voice. Amplifying the Inaudibility of Whiteness through an Early Interracial Electronic Music Collaboration”, in Sounding Out, 5 November 2018: ISSN 2333-0309. https://soundstudiesblog.com/2018/11/05/the-theremins-voice-amplifying-the-inaudibility-of-whiteness-through-an-early-interracial-electronic-music-collaboration/

[3]  “Miss Rockmore Gives Recital on Theremin”, in New York Herald Tribune, 31 October 1934. L’articolo di giornale è conservato presso: Clara Rockmore Papers, Special Collection in Performing Arts, University of Maryland Libraries che ringrazio per la condivisione e l’aiuto nella ricerca.

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img © Eeviac

Organizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018  fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, propone per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica.

http://johannmerrichmusic.wordpress.com/ | https://soundcloud.com/johann-merrich

Un intervento interessante: il debutto di Clara Rockmore alla Town Hall ultima modifica: 2021-06-28T12:55:00+02:00 da Luisa Santacesaria

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