Brevi storie di musica elettronica #3 | Franca Sacchi e i suoni delle arti

di Johann Merrich* [Pubblichiamo il terzo contributo di «Quattro “Brevi storie” per conoscere l’operato di alcune compositrici che hanno contribuito a disegnare il panorama elettronico italiano del secondo dopoguerra. Curiosità in pillole per ricordarci che è nostro compito ricostruire e tramandare le storie secondo un punto di vista critico, paritario e universale» (Johann Merrich)] Franca Sacchi è molte cose: madre di principi coreutici e di improvvisazione musicale (il principio Enstatico), instancabile organizzatrice di rassegne musicali (una su tutte, quella realizzata a Milano sul finire degli anni Sessanta alla Galleria Parametro), disseminatrice delle pratiche dello Yoga (è stata presidente onorario della federazione italiana Scuole di Yoga), sperimentatrice elettronica nei maggiori studi della prima rivoluzione elettronica (vi dice nulla il nome di Léo Küpper?) e protagonista delle plurime e stravaganti avventure dell’arte contemporanea italiana negli anni in cui emergevano i nomi di Pistoletto, Mulas, Munari, Baj, Chari, Dorfles… Purtroppo, come è accaduto a molte altre compositrici e musiciste italiane, anche l’opera elettronica di Franca Sacchi è stata fagocitata dalla gigantesca voragine silenziosa della storia non detta e il suo lavoro – molte volte speso al fianco di grandi protagonisti dell’arte contemporanea – è oggi sconosciuto ai più. È il 1967 quando Sacchi inizia a collaborare alla serie delle Immersioni di Ugo La Pietra, installazioni in cui il suono elettronico e concreto concorre all’unione di arte visiva e sonora all’insegna di un solo principio comunicativo, nella manifestazione di una sola fonte di ispirazione. Nascono così i caschi sonori o i microambienti: destinati a inglobare il fruitore in nuove località percettive, sono esposti alla Triennale di Milano, alla Biennale di Arte Contemporanea di San Benedetto del Tronto e alla Galleria Cadario di Roma, rampa di lancio delle nuove provocazioni artistiche italiane. Le produzioni elettroniche che Sacchi realizza per La Pietra portano la firma del “Centro di Ricerche Musica Elettronica“, organismo fondato assieme al fotografo, designer e poeta Davide Mosconi a Milano nel 1968. Parte attiva dell’arte contemporanea più radicale, nel 1969 la troviamo al fianco di Giuseppe Chiari in Suonano la città e in compagnia di Paolo Scheggi che, alla già citata Biennale di San Benedetto, presenterà la sua Marcia funebre o della geometria, opera inclusa in Amore Mio, prima esposizione curata da Achille Bonito Oliva negli spazi di Palazzo Ricci a Montepulciano. Scheggi sarà per qualche anno compagno delle scorribande artistiche di Sacchi: i due firmano assieme Dies Irae, Inquisizione secondo Paolo Scheggi e Franca Sacchi e, ancora nel 1969, presentano nella cittadina balneare di Caorle Autospettacolo, un’azione teatrale con la regia di Raffaele Maiello, il suono di Sacchi, la critica di Franco Quadri e la scenografia di Paolo Scheggi. Qui, microfoni distribuiti lungo le strade della città registrano qualsiasi suono in accadimento e il materiale è poi ri-trasmesso da altoparlanti sparpagliati per le vie del centro. Scriverà Tommaso Trini nel catalogo della manifestazione Nuovi Materiali, Nuove Tecniche: «L’arte si azzera sulla vita, l’unico suo metodo è quello del rilevamento; rilevate, le voci dei vari punti di ascolto vengono immesse in un circuito che costituisce il solo atto o volontà di regia dell’artista. Con l’Autospettacolo tutti siamo attori e pubblico».
Negli anni Settanta, Michelangelo Pistoletto la inviterà poi a collaborare a Minus Man con le sue sonorizzazioni elettroniche: l’azione sarà allestita alla Galleria dell’Ariete con Maria Pioppi e Trini. Sono questi gli anni del suo Arpa Eolia, lavoro per pianoforte manipolato destinato a tracciare “la fisicità immanente dell’esecuzione e del corpo che opera” (F. Sacchi, 1972. Dalle note di copertina di En). E sono questi gli anni di svolta nella pratica e nelle elaborazioni teoriche di Sacchi: da sempre coinvolta negli ambiti della danza, Sacchi trasferisce le sue nuove concezioni musicali al mondo della coreutica creando un “modo di fare musica (e danza) che parte da dentro (en-statico) […] dove non c’è l’esaltazione della personalità, né divismo, ma si tratta di coincidere realmente con il sé”. Improvvisazione, musica elettronica, rituale, performance, insegnamento e meditazione confluiscono ora in un solo canale teso verso la massima espressione del sé in ascolto. Scriveva nel 1972: “Mi resi conto che il discorso sull’evoluzione del linguaggio musicale non solo non mi interessava più, ma mi dava fastidio: lo sentivo falso, forzato, schizofrenico ed imposto dall’ideologia corrente, dalla quale però non avevo il coraggio di staccarmi […] La mia musica è il risultato di un lungo periodo di meditazioni, una presa di coscienza di me stessa globalmente… Rifiuto l’organizzazione formale, la ricerca di relazioni imposte ai suoni o ai movimenti, la razionalizzazione dall’esterno, il ritmo imposto… Rispetto il ritmo vitale, biologico, soprattutto ontologico. L’operazione è quindi ora sul soggetto, è sull’essere vivente, in quanto vivente e in quanto essere”. Dopo aver raccolto parte della sua sperimentazione in alcuni album (il catalogo di Die Schachtel include il suo En) ed essersi dedicata alla scrittura di testi sulle pratiche del corpo e lo Yoga, Franca Sacchi è oggi a capo del Centro Yoga Franca Sacchi, una scuola di alta formazione che contribuisce inoltre a propagare la sua arte enstatica applicata alla danza e al canto, sviluppando la creatività e intraprendendo “la via spirituale grazie all’improvvisazione”. img © EeviacOrganizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018  fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, proporrà per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica. https://soundcloud.com/johann-merrich http://johannmerrichmusic.wordpress.com/
Brevi storie di musica elettronica #3 | Franca Sacchi e i suoni delle arti ultima modifica: 2019-09-17T09:45:06+02:00 da Luisa Santacesaria

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