Hardware Socialism & Wireless Girls: l’alba della radiocomunicazione negli Stati Uniti d’America

di Johann Merrich*

Nel 1958, Stockhausen affermò che la musica elettronica scaturì «in una maniera del tutto funzionale dalle particolari caratteristiche della radio» e che la sua necessità si giustificava «per il solo fatto che essa mostra la strada alla produzione musicale radiofonica». Come scrive De Benedictis, compositrici e sperimentatori trovarono negli ambienti radiofonici «uno strumentario tecnologico avanzato o, più esattamente, una liuteria elettroacustica adeguata per procedere nelle loro ricerche coeve».[1]

Se da una parte la radio fece nascere nuovi generi e linguaggi, dall’altra l’anima delle tecnologie per la radiotrasmissione stimolò l’avvento di nuovi strumenti musicali: dando un’occhiata alle biografie dei padri del sintetizzatore, non di rado capita di apprendere che si avvicinarono alle concezioni di nuovi dispositivi sonori dopo aver trascorso la giovinezza negli ambiti radioamatoriali, immersi nella costruzione di kit per la radiocomunicazione e la radiotrasmissione.

Andando a ritroso, alle sorgenti della radiofonia e dunque della radiocomunicazione, ci si renderà conto che anche le radici di queste storie sono coperte, nell’immaginario comune, da quel malsano stereotipo che relega il femminile in luoghi distanti dai reami della costruzione delle nuove tecnologie. A dispetto di quanto vorrebbe farci pensare il pregiudizio, la sperimentazione amatoriale negli ambiti delle radiofrequenze si configurò da subito come un ambiente inclusivo, soprattutto grazie ad azioni di divulgazione come quelle offerte da Hugo Gernsback. Come afferma Steve Silberman:

Quella della comunicazione senza fili fu una cultura strettamente meritocratica in cui a nessuno importava come apparivi o quanto graziosamente ti mostravi in pubblico. Se sapevi costruire il tuo equipaggiamento e farlo funzionare, allora potevi unirti al gruppo.[2]

Patrono dei radioamatori e pioniere della democratizzazione della tecnologia, Gernsback aveva una delle poche attività statunitensi di importazione di componenti elettronici; per alimentare i suoi affari, nella prima decade del Novecento fondò e diresse alcune riviste – come “The Electrical Experimenter” – con lo scopo di accompagnare i lettori nell’immaginazione progettuale e nella costruzione di nuovi dispositivi, potenziando le curiosità e alleggerendo la materia trattata attraverso racconti di fantascienza.

Per Gernsback, la conoscenza della tecnologia era un ingrediente per la partecipazione della comunità, un modo per gettare le basi dell’educazione e incentivare la mobilità sociale. Pubblicazioni come Radio for All (1922) erano dedicate a trasformare la società attraverso l’esercizio di un pensiero progressista, definito da Grant Wythoff come Hardware Socialism: il linguaggio scientifico era un linguaggio universale di progresso che doveva essere accessibile a tutti. 

La spirale dell’inclusione tecnologica prodotta dall’alba della radiocomunicazione trasportava con sé anche le donne, vitali protagoniste delle riviste di Gernsback nelle vesti di segretarie, stenografe, editrici ma anche di scrittrici, collaboratrici o ospiti delle tante rubriche. Tra queste ultime troviamo Kathleen Parkin, immortalata sulla copertina del numero dell’ottobre 1916 dell’Electrical Experimenter che ne accoglieva un’intervista; dopo aver costruito da sola il suo kit, a soli15 anni Parkin conquistò la licenza di primo livello di operatrice radio.

Tra 1915 e 1916, la radiocomunicazione e la telegrafia senza fili saranno preziosi strumenti anche per le suffragette statunitensi: l’attivista Alexander MacKenzie userà i dispositivi del figlio per trasmettere messaggi rilasciati dalle celebrità durante la 24 hour election night demonstration di New York, mentre le facoltose Josephine Craw e M.E. Hamilton organizzeranno un Wireless telegrapher camp per erudire le donne nella loro proprietà nel Connecticut.

Nel 1918, la Radio Class proposta dalla Young Women Christian Association di New York sarà frequentata da oltre 15 ragazze; tra esse anche Belle Baruch che prenderà parte, l’anno successivo, al Women Radio Corps, corpo sostenuto dall’esercito e fondato da Eva Von Rodenstein con il proposito, tra gli altri, di dare formazione alle donne come operatori wireless per sostituire gli uomini impegnati al fronte nelle loro mansioni.

Tra 1910 e 1913 si potevano contare solo poche stazioni radio fondate da donne, ma il numero di signore e ragazze in possesso di una licenza di operatrice radio era destinato a crescere esponenzialmente nelle decadi successive: nel 1939, esso diede modo di fondare la Young Ladies’s Radio League, nata per promuovere ancor più il coinvolgimento delle donne nelle radiocomunicazioni. Tra le sue fondatrici troviamo l’attrice Lenore Jensen (1913-1993) che, a metà degli anni Trenta – ancora sotto contratto con la NBC per la quale prestava la voce in soap radiofoniche – iniziò a interessarsi all’aspetto più operativo e tecnico delle trasmissioni radio, trascorrendo le pause tra uno spettacolo e l’altro assieme agli ingegneri dell’emittente. Jensen costruì la sua prima unità per la trasmissione a ventisei anni, inaugurando una passione che la porterà a prestare le sue abilità all’esercito, dove insegnò il codice Morse ai corpi della marina e alle donne dell’American Women’s Voluntary Services. Grazie alla celebrità guadagnata come attrice, Jensen diventerà una preziosa ambasciatrice dell’attività delle donne radioamatrici.

Questa Breve Storia apre forse la possibilità di una diversa visione: la nascita della radiocomunicazione potrebbe essere non più vista come il vettore per la diffusione di nuovi stereotipi femminili – come quello della centralinista sciocchina dei film noir degli anni Quaranta – ma dovrebbe invece essere intesa come il Big Bang, o momento iniziale, dell’inclusione delle donne nella tecnologia del Novecento.

Lo scorso 30 gennaio è stato presentato il Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Radiofonia, un progetto di Usmaradio – emittente radiofonica dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino – che completa un percorso di formazione e produzione dedicato alla radio in tutti i suoi aspetti. Nella nuova struttura, ricercatori, studenti e docenti lavoreranno insieme per sperimentare e creare un luogo di incontro per persone di ogni disciplina: artisti, scienziati, attivisti, ricercatori e studiosi dedicheranno un’attenzione particolare all’identità di genere e alle minoranze. Un’esperienza preziosa che rimette in circolo il moto virtuoso dell’alba della radiocomunicazione.


[1] Angela Ida De Benedictis, Radiodramma e arte radiofonica: storia e funzioni della musica per la radio in Italia, EDT, Torino 2004, p. 29.

[2] Hugo Gernsback, The Perversity of Things: Hugo Gernsback on Media, Tinkering and Sciencefiction, edited by Grant Wythoff, University of Minnesota Press, Minneapolis 2016.

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img © Eeviac

Organizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018  fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, propone per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica.

https://soundcloud.com/johann-merrich http://johannmerrichmusic.wordpress.com/

Hardware Socialism & Wireless Girls: l’alba della radiocomunicazione negli Stati Uniti d’America ultima modifica: 2021-02-22T19:26:29+01:00 da Luisa Santacesaria

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