Le vibranti linee sonore di Ellen Fullman

di Johann Merrich*

Il monocordo pitagorico subì diverse evoluzioni attraversando secoli, epoche e correnti di pensiero. Padre della genesi degli strumenti per la scoperta, lo studio e la dimostrazione delle leggi dell’acustica musicale, nel XVII secolo il dispositivo prese la forma di una cassa di legno dotata di scala millimetrata e ponticelli a sorreggere un numero variabile di corde: così concepito, il Sonometro svelò le leggi di Marsenne, ossia le relazioni che intercorrono fra la frequenza di vibrazione di una corda e le grandezze di lunghezza, tensione, diametro e densità della corda stessa. Apparse per la prima volta a Parigi nel volume Harmonie Universelle, contenant la théorie et la pratique de la musique (1636), le formulazioni del teorico francese furono una scoperta capitale per il mondo musicale e, qualche secolo dopo, diedero vita a due notevoli esperienze della sperimentazione: Music On a Long Thin Wire di Alvin Lucier (1977) e il Long String Instrument di Ellen Fullman (1981).

Lucier s’imbatté nella creazione del suo Music On a Long Thin Wire durante una lezione di acustica alla Wesleyan University, quando, per dimostrare ai suoi allievi il monocordo pitagorico, aveva allestito nel laboratorio dell’università una versione moderna dell’antico dispositivo, questa volta implementato da un oscillatore e da un elettromagnete posto a un capo della corda di metallo

“We extended a short metal wire across a laboratory table and placed an electromagnet over one end of it. An audio oscillator drove the wire. The interaction between the flux field of the magnet and the frequency and loudness of the oscillator caused the wire to vibrate in ways observable to the naked eye”.

Affascinato dalla sua dimostrazione, Lucier immaginò il suono che un enorme monocordo avrebbe potuto generare se installato nel grande spazio di una sala da concerto o di una galleria d’arte e così, dopo qualche settimana di sperimentazione, produsse uno strumento portatile la cui lunghezza poteva essere variata per adeguarsi alle diverse dimensioni di uno spazio performativo. Lucier spiegò così la sua performance:

“Music on a Long Thin Wire” is constructed as follows: the wire is extended across a large room, clamped to tables at both ends. The ends of the wire are connected to the loudspeaker terminals of a power amplifier placed under one of the tables. A sine wave oscillator is connected to the amplifier. A magnet straddles the wire at one end. Wooden bridges are inserted under the wire at both ends to which contact microphones are imbedded, routed to a stereo sound system. The microphones pick up the vibrations that the wire imparts to the bridges and are sent through the playback system. By varying the frequency and loudness of the oscillator, a rich variety of slides, frequency shifts, audible beats and other sonic phenomena may be produced”.

Qualche anno dopo, nel 1980, anche Ellen Fullman subì la stessa fascinazione per i fenomeni ondulatori: ispirata dal lavoro di Lucier, nel 1981 Fulmann giunse al concepimento del suo Long String Instrument, uno strumento musicale con corde di lunghezza compresa tra i quindici e i quarantacinque metri

Fullman arrivò alla sperimentazione musicale dopo un percorso di studi in ceramica: passata dalla scultura alla performance art, fu colpita dalle possibilità offerte dal suono grazie alla musica e alle invenzioni di Harry Partch. Fullman iniziò così a creare i suoi primi lavori con le tecniche della manipolazione del nastro magnetico, opere concrete concepite per essere diffuse come colonne sonore dei suoi atti performativi. Firmata nel 1980, la sua prima scultura cinetica ne annuncia i futuri interessi: Streetwalker è una gonna in metallo provvista di corde di chitarra elettrica connesse alle scarpe di chi la indossa; ogni passo produce contrazioni e rilasci delle corde, glissando musicali amplificati da microfoni a contatto e diffusi da una piccola cassa portatile indossata come se fosse una borsetta. Con la sua armatura appariscente, Fullman prende parte al New Music America Festival, passeggiando rumorosamente per le strade del quartiere a luci rosse di Minneapolis; dedicata ai temi del femminismo, la performance attirerà l’attenzione di Pauline Oliveros che diventerà mentore dell’allora ventitreenne Fullman. Durante la stessa manifestazione, l’artista ha l’occasione di imbattersi in Music on a Long Thin Wire, installato al Walker Art Center: ispirata dall’opera di Lucier, sul finire di quello stesso anno inizia a sviluppare il suo Long String Instrument riunendo oltre 22 corde e altrettante casse di risonanza.

Le prime versioni dello strumento le consentiranno di incidere il suo album di debutto nel 1985, seguito da Suspended Music, lavoro realizzato assieme alla Deep Listening Band di Oliveros. Le modifiche apportate allo strumento proseguiranno ininterrotte fino al 1993: sono verificate le risposte di diversi materiali, forme, disposizioni ed è migliorata la tecnica di notazione che Fullman aveva inventato per rendere i suoi brani riproducibili, una forma di scrittura grafica in cui il tempo e la coordinazione delle parti sono determinate dalle distanze percorse dal musicista nel suo percorso attraverso i cavi. Il Long String Instrument è infatti uno strumento che deve essere agito, sfiorato, accarezzato, pizzicato attraverso lo spazio, in una lenta passeggiata intrapresa dal performer lungo il locus scenico. Con il trascorrere degli anni, il Long String Instrument si trasforma sempre più in un sistema aperto, capace di rispondere alle frequenze generate dalla risonanza dei luoghi di una performance o da quelle provocate da altri strumenti musicali, spesso impiegati come mezzo di rinforzo tonale. Scrive Fullman:

“Quello che tanti anni fa era iniziato come una cruda esplorazione del suono, si è evoluto in un linguaggio musicale articolato e unico. Ascoltatori e performer si sentono avvolti dal suono. La mia musica funziona su molteplici livelli, esistendo come composizione temporale, come suono nello spazio e come scultura. Con la mia ricerca, spero di illuminare la natura fisica del suono e la geometria dello spazio armonico”.  

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img © Eeviac

Organizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018  fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, propone per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica.

https://soundcloud.com/johann-merrich

http://johannmerrichmusic.wordpress.com/

http://johannmerrichmusic.wordpress.com/

Le vibranti linee sonore di Ellen Fullman ultima modifica: 2020-11-19T12:30:38+01:00 da Luisa Santacesaria

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