Musica, tecnologia e società attraverso le fonti #5 | La storia orale

di Laura Zattra*

Ci si può fidare di un’intervista per costruire la storia della musica elettronica? Naturalmente la risposta è sì, perché con questo strumento possiamo illuminare quei punti oscuri che non emergono dalle fonti materiali. Nel quinto appuntamento di questa rubrica ci inoltreremo nel vasto labirinto delle fonti orali della musica elettronica.  

Ogni intervista, colloquio, registrazione audio o video contenente ricostruzioni di fatti, memorie, aneddoti, esperienze di vita è valida naturalmente a ragion veduta, cioè con la consapevolezza che sia intervistato che intervistatore possono condizionare, a volte contaminare, il contenuto (illuminante è a questo proposito il cap. 7 del volume di Paul Thompson e Joanna Bornat, The voice of the past: Oral History, Oxford University Press, 2017). Un riguardo che del resto vale per qualsiasi tipologia di documentazione, anche scritta. Pensiamo ad una foto o ad un selfie. Quanto corrisponde al vero una postura, un sorriso, una pelle senza rughe?

Nell’ambito dello studio della musica elettronica, interviste audio e video sono fonti indispensabili per svariati motivi. Consentono di scavare negli angoli remoti dei fatti storici. Permettono di dar voce anche a coloro che solitamente non hanno una posizione cruciale in una produzione artistica. Mostrano dei punti di vista spesso inediti, poco noti, anche grazie alla loro natura di fonte non ‘ripulita’ dai criteri della storia ufficiale (la prosodia emotiva, il linguaggio del corpo, le espressioni del volto rivelano informazioni che vanno oltre al contenuto informativo). Infine, una ragione in più per adottare la metodologia della storia orale nello studio della musica elettronica è il fatto che l’Italia ha una ricca tradizione di storici orali che risale agli anni Cinquanta. Uno dei teorici e padri fondatori noto a livello internazionale è proprio l’italiano Alessandro Portelli, che fra l’altro ha pure scritto molto di musica e ha lavorato con l’Istituto Ernesto De Martino per le ricerche sulla musica popolare e al fondamentale progetto Appalachia oral history project. In questo bell’articolo, Alessandro Portelli ci spiega che cosa fa uno storico nel campo della storia oraleIndimenticabile l’aneddoto sul registratore Uher: «era una meraviglia. Compatto e quadrato nella sua custodia nera, la prima volta che entrai in un’osteria dei Castelli Romani portandomelo in spalla i clienti pensarono che fosse una bomba (erano passati quattro giorni dalla strage di Piazza Fontana). Mi era costato due mesi di stipendio».

Le discussioni intavolate in ottobre 2019 al convegno Fonti orali in Italia: archivi e ri-generazioni, all’interno del quale si è parlato anche di musica, possono risultare utili per farsi un’idea sui più recenti scambi di idee sulla storia orale, sugli archivi sonori in Italia e le loro problematiche. Inoltre, tra qualche giorno, il 27 ottobre 2020, festeggeremo il World Day for Audiovisual Heritage.

Non bisogna infine dimenticare che tra i documenti di storia orale (non solo in musica) vanno annoverate anche le testimonianze trascritte, cioè tutte quelle interviste che vengono pubblicate sotto forma di testo scritto anziché audio/audiovisivo (anche in questo caso, la “trascrizione” come sappiamo comporta una serie di problematiche teorico-metodologiche di cui tenere conto, esemplarmente trattate da Paul ten Have nel volume Doing Conversation Analysis, Sage Publications, 2007, 2nd. ed.). 

Tra i casi forse più emblematici di intervista trascritta basti ricordare il famoso dialogo tra Igor Stravinskij e Robert Craft, come ci ricordava già trent’anni fa Luigi Pestalozza durante il convegno L’intervista strumento di documentazione: giornalismo, antropologia, storia orale (Pestalozza 1987, 54-55).

Fonti orali online

Ecco dunque una panoramica, seppure abbozzata, di alcune fonti audio/audiovisive relative alla musica elettronica. Non si tratta delle più importanti, o delle migliori, ma semplicemente di alcune tra quelle che ho più amato e consultato durante le mie ricerche. Come criteri per la segnalazione ho scelto di indicare: 1/ fonti che siano interviste o passi di trasmissioni radiofoniche o televisive presenti sul web rilasciati da pionieri o collaboratori importanti per la storia della musica elettroacustica; 2/ fonti che siano per quanto possibile poco editate, cioè che lascino ai «narratori un tempo sufficiente per dare alla propria storia la pienezza che desiderano» perché ogni intervista di storia orale è «il contesto e il risultato di una relazione personale improntata al rispetto reciproco», come viene ricordato dall’AISO – Associazione Italiana di Storia Orale; 3/ in coda accennerò anche alle fonti orali inedite presenti negli archivi privati, un mondo sommerso la cui preservazione diventa sempre più urgente perché «ogni intervista è un dono» (ivi). Al contrario dei miei precedenti contributi, che si concentravano sulla situazione italiana, qui mostrerò sia casi internazionali che nazionali.

L’ente statunitense IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) da qualche anno ha creato un’importante piattaforma che si occupa della preservazione della storia dell’ingegneria e della tecnologia. Impostata sul metodo della storia orale, la piattaforma raccoglie le testimonianze dei più importanti ingegneri attivi nel mondo, pubblicate non nella forma orale bensì completamente trascritte (finora 650). Tra questi spicca John Pierce (intervistato nel 1992: Part 1Part 2Part 3). Affascinante è anche la parte dedicata alle donne e l’informatica non solo musicale.

Importante è il lavoro del Computer History Museum, con base in California, che ha l’obiettivo di preservare storie e artefatti dell’era dell’informazione e della tecnologia informatica al fine di comprenderne l’impatto sulla società. Il canale youtube pubblica quasi quotidianamente nuove testimonianze orali, sia registrate dai ricercatori in laboratorio (o comunque in luoghi privati), sia in forma di conferenza o simposi. Da menzionare almeno la conferenza del 2004 che vede protagonisti Curtis Roads in conversazione con Max Mathews e John Chowning, la dimostrazione di Max Mathews del suo Radio Baton nel 2010, e il lungo intervento autobiografico di Tod Machover nel 2012, Professore di Music and Media e Academic Head al MIT Massachusetts Institute of Technology di Boston.

Finora abbiamo parlato di interviste recenti, con testimonianze di protagonisti che riflettono e ricostruiscono le loro vicende passate. Ancora più interessanti tuttavia risultano le testimonianze d’epoca. Per quanto riguarda la computer music, rimango ammaliata dalle trasmissioni televisive degli anni Ottanta, dalla grana dell’immagine, dalla grafica, dalle parole, dal tono di voce, dalla gestualità, pure dai vestiti e dalle acconciature dei protagonisti. Si tratta di fonti avvincenti proprio perché includono elementi legati alla sfera corporea e all’epoca che stavano vivendo i soggetti coinvolti nelle interviste.

È del 1984 una puntata del programma televisivo intitolato The Computer Chronicles dedicata alla computer music (episodio: computer and music) durante la quale il pubblico venne a conoscenza delle meraviglie che il computer poteva compiere in campo musicale. (la puntata è interamente visionabile dal sito archive.org). La trasmissione, registrata il 12 maggio 1983, andò in onda il 26 febbraio 1984 (produttore: Peter Nichols; Regista: Ronald K. Lakis; KCSM TV San Mateo California) (Figura 1). Faceva parte di una serie di puntate di mezz’ora ciascuna iniziate nel 1983 e proseguite fino al 2002, con lo scopo di documentare l’ascesa del personal computer dai primi esperimenti fino all’esplosione sul mercato (tutte le puntate, ben 661, sono consultabili nel sito archive.org).

Figura 1. Un’immagine tratta dalla trasmissione televisiva Computer Chronicles del 1984, in apertura della puntata Computer and Music (si nota John Chowning seduto a destra del tavolo).

Ospiti della puntata Computer and Music furono Gary Kildall (l’inventore del sistema operativo CP/M, il primo sistema standard per personal computer a livello industriale), John Chowning (direttore del CCRMA di Stanford, padre della FM e dell’algoritmo per la spazializzazione), Will Harvey ideatore del Music Construction Set per l’Apple II, il primo processore per scrivere musica su pentagramma nei computer di casa (Figura 2), ed Ellen Laphan presidente della Syntauri Corporation. 

Figura 2. Il programma per scrivere musica del 1984 creato da Will Harvey per l’Apple II, durante la trasmissione televisiva Computer Chronicles (Computer and Music) del 1984.

Un’altra puntata degna di nota fu quella dedicata al MIDI del 1992 (l’intera lista è consultabile qui.

In Italia, nel marzo del 1986 la RAI trasmise una serie intitolata Musica e Computer (con la consulenza scientifica di Giuseppe Di Giugno e Nicola Bernardini, e la regia di Edoardo Ventimiglia; a cura del DSE Dipartimento Scuola Educazione). La prima puntata dedicata a “L’epoca della riproducibilità” andò in onda lunedì 17 marzo 1986 (Raitre ore 20:05).[1] Si apriva con una micro-storia animata dell’evoluzione della storia della musica occidentale che culminava col fonografo di Edison; da qui, continuò con gli strumenti analogici e i sintetizzatori, e sfociò nella computer music (un giovanissimo Curtis Roads introduceva il pubblico al nuovo mondo dei suoni informatici) e nel MIDI. Nella seconda parte della puntata cominciarono a vedersi i volti italiani: Nicola Sani della S.I.M.-Società di Informatica Musicale di Roma e Giuseppe Di Giugno. Nella seconda puntata, intitolata “Le tecniche di sintesi” (martedì 18 marzo 1986) protagonisti furono Di Giugno, Lindoro Del Duca (S.I.M. di Roma), Graziano Tisato (del Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova), John Chowning e i ventenni Sylviane Sapir (una delle prime ingegnere informatiche ad occuparsi di suono non solo in Italia ma anche nel mondo) e Marco Stroppa (Figura 3). 

Figura 3. Sylviane Sapir del CSC (Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova), durante la trasmissione televisiva Musica e Computer, seconda puntata dedicata alle tecniche di sintesi (RAI).

Nella terza puntata intitolata “Lo strumento elaboratore” si parlò di tempo reale con James Dashow, Giuseppe Di Giugno (evoluzione della 4X), Giorgio Nottoli, Pierre Boulez, Luigi Nono, Nicola Bernardini, Michelangelo Lupone, Curtis Roads. Infine nella quarta puntata intitolata “Il mondo della computer music” si parlò di composizione e prassi esecutiva col computer e in particolare delle ricerche sviluppate al CSC di Padova e all’IRCAM di Parigi, in dialogo con Luigi Nono, Graziano Tisato (che illustrò il lavoro del CSC padovano in tempo differito e in tempo reale), Alvise Vidolin, Giuseppe Di Giugno (acustica, psicoacustica e nuovi strumenti creati all’epoca all’IRCAM), Stroppa e Bernardini.

In francese, troviamo la famosa serie Écoutez votre siècle curata dall’IRCAM e dal suo fondatore Pierre Boulez. Le puntate furono trasmesse a partire dal 1983 e corrisposero alle trasmissioni appena citate, ossia avevano lo scopo di avvicinare il pubblico francese alle nuove tendenze musicali della creazione contemporanea (le puntate di Écoutez votre siècle sono visibili qui). Non si parlò solo di ricerca francese; ad esempio una puntata fu interamente dedicata a Karlheinz Stockhausen. 

Facendo un passo indietro agli anni Settanta, tra le trasmissioni italiane non possiamo dimenticare C’è musica e musica del 1972, un ciclo in 12 puntate curato per la RAI da Luciano Berio, con lo scopo di riflettere e analizzare il significato della musica nel mondo e nelle sue varie forme, con la presenza di importanti voci dei protagonisti del tempo (la serie è consultabile su RaiPlay). Si veda a questo proposito la dettagliata scheda del Centro Studi Luciano Berio e Angela Ida De Benedictis, la quale nel 2013 aveva curato il prezioso cofanetto con i video della trasmissione e testi con  interventi di Umberto Eco, Michele dall’Ongaro, Ulrich Mosch, testi d’epoca dello stesso Luciano Berio, la trascrizione di tutte le puntate realizzata da Federica Di Gasbarro e una sezione documentaria. 

In questo articolo mi sono soffermata soprattutto sulla computer music, ma potrei citare molte altre interviste, trasmissioni e in generale fonti orali sul sound design (ad esempio gli innumerevoli interventi di Walter Murch), sulla storia dei sintetizzatori (tra gli esempi le interviste a Robert Moog e Donald Buchla), o altri fondamentali volumi sulla musica pop in Italia come il libro L’inventore dei cantautori. Nanni Ricordi: una storia orale, Il Saggiatore, 2019 (su Nanni Ricordi, produttore e talent scout di molte voci nuove degli anni Sessanta); o il libro del 2012 sulla musica grunge Everybody Loves Our Town: An Oral History of Grunge (tradotto anche in italiano).

Fonti orali private

Una freccia va scoccata anche a favore delle fonti orali private: interviste registrate dai numerosi musicologi e ricercatori italiani nel corso dei decenni e conservate nei loro archivi privati. Si tratta di fonti preziosissime, della cui esistenza si sa solo tramite il passaparola. Ore e ore di chiacchierate, indagini, ricostruzioni e aneddoti che prima o poi tutti noi ci troviamo a dover riversare e (chissà) a pubblicare. Un esempio di queste trascrizioni è diventato il materiale del mio articolo del 2018 “Alvise Vidolin interviewed by Laura Zattra: the role of the computer music designers in composition and performance” (in Live-Electronic Music. Composition, Performance and Study, curato da Friedemann Sallis, Valentina Bertolani, e Jan Burle, oltre che da me per la Routledge, pp. 83-100).

Postilla 

Si sarà notato che la tipologia di fonti orali elencate è molto eterogenea, com’è normale che sia nel campo della storia orale. Si passa da interviste in cui l’intervistato racconta di fatti del passato lontano (relativo ad anni o decenni precedenti) e, riferendolo, ne mostra la propria percezione personale; ma anche di interviste nelle quali il passato è molto recente, come le trasmissioni televisive americana, italiana e francese citate, nelle quali si parla dello stato che la ricerca musicale stava vivendo in quegli stessi mesi. L’elemento comune a queste fonti è la presenza di informazioni che non si possono trovare nelle fonti scritte: non solo informazioni tecnologiche naturalmente (Di Giugno ha un approccio divulgativo molto più comprensibile al pubblico rispetto alle numerose pubblicazioni che scrisse in quegli anni) ma anche, come si è detto, informazioni sui singoli intervistati, che emergono dal tono di voce, dalla postura, dal modo in cui raccontano i fatti. È il modo migliore per avvicinarsi al pensiero e alla percezione di ogni intervistato in tutta la sua valenza di fonte primaria. Infine, il fatto che siano pubblicate fa sì che piano piano anche queste fonti sulla musica elettronica comincino a costituire degli archivi, o perlomeno dei luoghi virtuali utilizzabili da chiunque voglia avvicinarsi alla materia, come studiosi, insegnanti, studenti ed appassionati. 

Testi citati

  • Luigi Pestalozza, “L’intervista come ricerca”, in Manuela Cacioli, Giorgio Adamo, Piero Cavallari et al. (a cura di), L’intervista strumento di documentazione: giornalismo, antropologia, storia orale, Atti del Convegno Roma 5-7 maggio 1986, Roma, UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, 1987, pp. 53-59
  • Paul Thompson e Joanna Bornat, The voice of the past: Oral History, Oxford University Press, 2017
  • Paul ten Have, Doing Conversation Analysis, Sage Publications, 2007, 2nd. ed.

Per approfondire

  • FONTI ORALI. STUDI E RICERCHE, rivista attiva dal 1981 al 1987, pubblicata dall’Istituto piemontese di scienze economiche e sociali A. Gramsci, diretto da Luisa Passerini; https://www.aisoitalia.org/fonti-orali-studi-e-ricerche/
  • Alessandro Portelli, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Donzelli, 2007
  • Bruno Bonomo, Voci della memoria, Carocci, 2013

Associazioni in italia


[1] La data di messa in onda compare nella pagina della programmazione televisiva del L’Unità del 15 marzo 1986 (consultabile all’indirizzo: https://archivio.unita.news/assets/main/1986/03/15/page_008.pdf).

 

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*Laura Zattra, Ph.D.

Nel 1998 frequentai gli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt e mi innamorai definitivamente della musica contemporanea ed elettronica. Da allora, da oltre 20 anni, amo immergermi negli archivi fisici e digitali, privati e istituzionali, della musica elettroacustica.

Ciò mi ha permesso di costruire storie di opere (Chowning, Nono, Di Scipio, Sciarrino, Risset, Harvey, Höller, Graziani, Motz, Razzi, Fontana, Tudor, Cage, La Monte Young…), autori (Rampazzi, Zatti), centri (CSC di Padova, IRCAM di Parigi, CCRMA di Stanford), collaborazioni (Fabbriciani-Nono, Vidolin-Nono, i computer music designers, i sound designers, la nascita del movimento spettralista, Harvey e i suoi assistenti musicali), strumenti (il registratore Nagra, l’uso dei programmi MUSIC) e figure professionali emergenti (gli assistenti musicali, i sound designers).

Mescolo storia e analisi, filologia ed archeologia, storia orale, etnografia e sociologia, con un’enfasi sul rapporto musica-tecnologia e i media studies. Sono ricercatrice associata all’Ircam di Parigi (équipe APM) e all’IReMus (Sorbona), e attualmente professore a contratto nei conservatori di Bologna, Castelfranco, Rovigo, Vicenza. Sono co-capo-redattrice della rivista Musica/Tecnologia (Firenze University Press), membro dei comitati editoriali del Projet Analyses Ircam e di Organised Sound, e fondatrice e curatrice del sito www.teresarampazzi.it.

Autrice tra gli altri dei volumi Live-Electronic Music. Composition, Performance and Study (2018, con F. Sallis, J. Burle e V. Bertolani), Studiare la computer music (2011), Presenza storica di Luigi Nono (2011, con A.I. De Benedictis), Vent’anni di musica elettronica all’università di Padova (2002, con S. Durante). 

https://lazattra.wordpress.com/

Musica, tecnologia e società attraverso le fonti #5 | La storia orale ultima modifica: 2020-10-16T09:33:17+02:00 da Luisa Santacesaria

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