Musica, tecnologia e società attraverso le fonti #4 | Il venerabile manuale del MUSIC 5 di Padova, e la dedica di Pierre Schaeffer all’N.P.S.

di Laura Zattra*

Nel mio viaggio tra le fonti della musica elettroacustica, oggi approdo ad un lido di documenti cartacei. I materiali che ho scovato non sono fonti primarie. Non sono partiture autografe, non sono stampati di dati informatici né schizzi di un compositore specifico. Sono invece documenti che contengono uno o più elementi che permettono di entrare in contatto con la vita, i retroscena, le dinamiche personali e relazionali di alcuni dei protagonisti della musica elettronica in Italia.

Questi, forse, sono i documenti che mi intrigano di più. Mi piacciono perché “illuminano” gli eventi della storia e della realtà sociale. Fernand Braudel citava le lucciole: alcune sono bagliori che illuminano poco, altre illuminano in profondità, altre ancora si trattengono a lungo. Tali bagliori non sarebbero visibili se non si stagliassero nella notte e tra le ombre. Come le lucciole, i documenti con i loro differenti livelli di pertinenza, autorità, e vicinanza a lucciole più o meno luminose, di volta in volta illuminano la microstoria o la macrostoria. Per me rischiarano connessioni, interdipendenze, influenze tra la tecnologia, la società, gli agenti e i processi che stanno alla base dei processi creativi musicali. Come ha affermato di recente Gianmario Borio, «la fonte […] può anche fornire informazioni fondamentali e non reperibili altrove sulla struttura stessa del messaggio musicale o, in alcuni casi, sulle dinamiche tra artisti e sul contesto culturale in cui le composizioni sono nate».[1]

I documenti che mostrerò sono i manuali di Music 5 utilizzati presso il CSC (Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova) e il volume Traité des objects musicaux di Pierre Schaeffer con dedica a Teresa Rampazzi e al gruppo N.P.S. (Nuove Proposte sonore). Mi emoziono ogni volta che li apro…

  1. Il Music 5 – versione CSC di Padova

Il manuale del glorioso programma Music 5 creato da Max Mathews [2], nella versione del CSC (Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova), rappresenta la notte su cui si stagliano le lucciole di molti dei brani creati a Padova dal 1976 per quasi quindici anni. «A Parigi, nella nascente IRCAM, stavano installando il Music 5 sul loro sistema Digital Vax. Grazie all’amicizia con Max Mathews ho ottenuto i file sorgenti di Music 5 per IBM». Giovanni De Poli mi ha raccontato come fece ad ottenere il leggendario programma Music 5 e come, a partire da quello, lui ed Alvise Vidolin lavorarono per ottenere la versione personalizzata del MUSIC 5 utilizzata per molti anni da innumerevoli compositori e ricercatori al CSC – Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova (comunicazione personale, 20 ottobre 2019).

Figura 1. La copertina (alquanto sdrucita) del memorabile manuale operativo Music 5, nella prima versione del 1983 (L. Zattra, archivio personale).

Al CSC di Padova vennero realizzate varie versioni del Music 5. La figura 2 mostra la versione del 1985/87. Questo processo di aggiornamento del software era una prassi comune a molti centri di musica informatica. Dopo che i programmi venivano installati, ogni centro era solito aggiornare, ‘migliorare’ e personalizzare il programma creando sub routines, nuovi moduli e nuovi generatori, a seconda delle richieste degli utenti, dei compositori e dei ricercatori. All’IRCAM di Parigi, ad esempio, il Music 5 era stato aggiornato da John Gardner e Jean-Louis Richer. Questa caratteristica di apertura del programma, proprio nel senso di open-source, ne spiega anche la sua longevità.

Figura 2. La versione di Music 5 del CSC del 1987. Questa versione del manuale operativo venne stampata sulla carta in modulo continuo tipica degli anni Ottanta per stampanti ad aghi, le prime ad apparire sul mercato quando l’informatica era agli albori. Si noti la tipica alternanza di righe bianche e grigie.

Ma cosa significava, come racconta Giovanni De Poli, aver ottenuto i file sorgenti di Music 5 per IBM? Come era avvenuto il trasporto del programma Music 5 e l’istallazione a Padova?

Tutto inizia durante il periodo di studio che De Poli trascorse nella nascente IRCAM, dal 1 dicembre del 1975 al 31 maggio del 1976, finanziato da un assegno di ricerca dell’Università di Padova durante il quale era previsto un soggiorno di ricerca all’estero. All’IRCAM De Poli installò il Linguaggio Musica [3] con un’uscita per il programma di sintesi Music 5. Quando tornò in Italia, De Poli portò con sé il programma di Mathews (nel frattempo James Dashow aveva installato a Padova anche il Music 360, e due anni prima, nel 1974, lo stesso Dashow aveva portato il Music 4BF dagli Stati Uniti).

I file di installazione di Music 5 per IBM erano contenuti in un nastro digitale IBM che conteneva il codice sorgente, in linguaggio Fortran o in linguaggio assembly. De Poli assieme ad Alvise Vidolin installarono il programma (il lettore di nastri digitali era simile a questo e lavorarono per compilare i vari moduli e linkarli, ovvero integrarli in un unico programma eseguibile dalla macchina con il processo di Linking. Graziano Tisato si occupò di implementare il funzionamento nel sistema informatico che prevedeva un minielaboratore IBM S/7 collegato ad un IBM Sistema 370 presente al Centro di Calcolo dell’Università di Padova (una delle stanze ospitava il centro di musica informatica).

«Ricordo che Alvise ed io – racconta De Poli – lavorammo molto sul codice assembly per rendere efficienti i calcoli dei campioni sonori e quindi l’esecuzione degli algoritmi di sintesi. Operammo anche sul codice Fortran per la gestione e generazione delle partiture. Da questo momento, con il Music 5, il Music 4BF e il Music 360 pienamente installati e funzionanti, potemmo fare musica con i compositori» (De Poli, comunicazione personale, marzo 2020).

Al CSC, con il Music 5 nelle sue varie versioni qui sopra rappresentate, e spesso in concomitanza con altri programmi come l’ICMC (Interactive Computer Music System) realizzato da Tisato, o il Sistema Musica, e dal 1983 anche con la 4i di Giuseppe Di Giugno, vennero realizzati tra gli altri i brani A voi che lavorate sulla terra (1982) di Fausto Razzi, Sotto pressione (1882) di Wolfgang Motz, ma anche Traiettoria…deviata fino a Contrasti di Marco Stroppa, e il Perseo e Andromeda (1991) di Sciarrino.

  1. La dedica di Pierre Schaeffer all’N.P.S. (Nuove Proposte Sonore)

Quando, il 1 marzo 2008, Francesca Rampazzi mi mostrò il volume di Pierre Schaeffer Traité des objets musicaux appartenuto a sua madre Teresa Rampazzi (1914-2001), mi sono letteralmente inginocchiata. Mi trovavo nella casa nella quale Teresa Rampazzi visse fino al 1983, in Riviera San Benedetto a Padova.

Figura 3. La copertina del Traité des objets musicaux (prima edizione, 1966) posseduto da Teresa Rampazzi.

Il volume era completamente sgualcito, il dorso versava in cattive condizioni, molte pagine erano staccate dalla rilegatura. Il libro era stato evidentemente letto e riletto, in più punti presentava le sottolineature e le annotazioni di Teresa Rampazzi. Sapevo quanto Schaeffer fosse stato una fonte di ispirazione teorica per il gruppo N.P.S. (Nuove Proposte Sonore) ma non avevo ancora trovato nessuna fonte che provasse un legame, una conoscenza, tra i due. Fu sufficiente che aprissi la prima pagina, e lì davanti ai miei occhi vidi con commozione la dedica autografa di Pierre Schaeffer!

Figura 4. Il Traité des Objets Musicaux di Pierre Schaeffer posseduto da Teresa Rapazzi con la dedica del suo autore: «Au “Gruppo N.P.S. ” avec le cordial hommage du “GRM” de Paris et de l’auteur du TRAITÉ DES OBJETS MUSICAUX Pierre Schaeffer” (“Al Gruppo N.P.S. un omaggio cordiale da parte del GRM di Parigi e dell’autore del TRAITÉ DES OBJETS MUSICAUX Pierre Schaeffer»).

Naturalmente, a differenza degli oggetti sonori creati dall’N.P.S., fondato da Teresa Rampazzi ed Ennio Chiggio, gli objects musicaux di Pierre Schaeffer consistevano in materiali sonori raccolti dal paesaggio quotidiano, sia ambientale che strumentale. Con il Traité des objects musicauxSchaeffer, indagando maggiormente che in passato i materiali e catalogandoli con un’analisi sistematica secondo la loro morfologia, superava la prima fase di studi in cui gli objects erano visti in prospettiva naturalistica e considerati di natura evocativa. Teresa Rampazzi invece, sottolineava che all’N.P.S. «…we do not call them music compositions, we call them ‘sounding objects’, not yet ‘musical objects’ as those of Pierre Schaeffer. We choose usually a parameter and try to study it from different points of view. These are only exercises. Some one remains occasionally as documentation».[4] Gli oggetti avevano come obiettivo lo studio rigoroso e scientifico e l’analisi sistematica dei singoli parametri dei suoni prodotti dagli strumenti elettronici (analogici), in un’ottica di ricerca volutamente non finalizzata alla produzione di opere musicali. Gli oggetti (alcuni pubblicati qui) divennero sempre più numerosi e negli anni acquisirono caratteristiche autonome, musicalmente complesse, fino a essere delle vere composizioni.

Il Traité posseduto da Teresa Rampazzi (e la presenza della dedica) è cruciale perché ha permesso di verificare che ella aveva visitato il GRM, e conobbe Pierre Schaeffer. Teresa lo aveva acquistato, l’aveva studiato approfonditamente, e se l’era portato con sé quando visitò il centro di Parigi. La data di questa visita non è sicura, ma la ricerca storica mi ha permesso di stabilire che fu a Parigi in almeno due occasioni: nel 1972 e dieci anni più tardi.

Verosimilmente possiamo immaginare che ella avesse visitato il GRM durante il primo viaggio. Il 26 gennaio 1972 la musica dell’N.P.S. e di Teresa venne presentata all’American Center durante il Festival International de Musique Electroacoustique (gennaio 24–29, 1972). Il titolo del concerto fu “Studio di Fonologia Musicale Padua, Gruppo NPS; Direction: T. Rampazzi.”[5] Il concerto, oltre a numerosi oggetti sonori dell’N.P.S. conteneva nel programma anche il brano Taras su tre dimensioni (del 1971), l’unico brano della Rampazzi che conteneva anche suoni concreti.

Teresa Rampazzi andò a Parigi anche nel 1982 o 1983, accompagnata da una giovane Silvana Badaloni. Come racconta Badaloni, ci andarono col treno di notte e fu forse uno degli ultimi lunghi viaggi di Teresa Rampazzi, prima che si stabilisse a partire dal 1984 a Bassano del Grappa, nel pensionato per anziani Villa Serena (Badaloni, comunicazione personale. Silvana Badaloni è oggi docente di intelligenza artificiale all’università di Padova).

 

[1] Stefano Nardelli, “Cini: l’archivio del Novecento (e del futuro). Conversazione con Gianmario Borio, direttore dell’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini di Venezia”, Il Giornale della Musica, 3 luglio 2019, https://bit.ly/39WbFHZ.

[2] Il Music 5 fu un linguaggio di sintesi creato nel 1966/67 da Max Mathews nei laboratori della Bell Telephone. Si differenziava dalle versioni precedenti di Music per la scelta di basarsi sul linguaggio FORTRAN anziché Assembly. In questo modo divenne più veloce e stabile e soprattutto poteva funzionare su qualsiasi computer della IBM 360 (come appunto al Centro di Calcolo dell’Università di Padova presso cui nacque il CSC).

[3] Il Sistema Musica era un ambiente di lavoro omogeneo progettato a Padova che prevedeva l’intercomunicazione tra numerosi software. Esso consisteva in un insieme coordinato di programmi che operavano in tempo differito su un calcolatore IBM e permetteva l’elaborazione di strutture musicali (Emus), la codifica di partiture tradizionali (Linguaggio Musica), la sintesi (Music5, Music360, Music4BF), l’analisi (Lpcan e Spectre che verrà creato da Tisato nel 1979) e l’elaborazione dei suoni (Laura Zattra, Da Teresa Rampazzi al Centro di Sonologia Computazionale (C.S.C.). La stagione della musica elettronica a Padova, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, 2000, pp. 33-34, poi pubblicata in Vent’anni di musica elettronica all’università di Padova. Il centro di sonologia computazionale a cura di Sergio Durante e Laura Zattra, Padova, CLEUP / Palermo, CIMS, Archivio Musiche del XX secolo, 2002.

[4] Il passo è tratto da un intervento di T. Rampazzi alla Catholic University of America di Washington; testo contenuto in NPS 65-72. Sette anni di attività del gruppo nuove proposte sonore nello studio di fonologia musicale di Padova, inedito e conservato al conservatorio ‘C. Pollini’ di Padova, p. 79.

[5] NPS 65– 72: Sette anni di attività del gruppo nuove proposte sonore nello studio di fonologia musicale di Padova, pp. 104– 106.

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*Laura Zattra, Ph.D.

Nel 1998 frequentai gli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt e mi innamorai definitivamente della musica contemporanea ed elettronica. Da allora, da oltre 20 anni, amo immergermi negli archivi fisici e digitali, privati e istituzionali, della musica elettroacustica.

Ciò mi ha permesso di costruire storie di opere (Chowning, Nono, Di Scipio, Sciarrino, Risset, Harvey, Höller, Graziani, Motz, Razzi, Fontana, Tudor, Cage, La Monte Young…), autori (Rampazzi, Zatti), centri (CSC di Padova, IRCAM di Parigi, CCRMA di Stanford), collaborazioni (Fabbriciani-Nono, Vidolin-Nono, i computer music designers, i sound designers, la nascita del movimento spettralista, Harvey e i suoi assistenti musicali), strumenti (il registratore Nagra, l’uso dei programmi MUSIC) e figure professionali emergenti (gli assistenti musicali, i sound designers).

Mescolo storia e analisi, filologia ed archeologia, storia orale, etnografia e sociologia, con un’enfasi sul rapporto musica-tecnologia e i media studies. Sono ricercatrice associata all’Ircam di Parigi (équipe APM) e all’IReMus (Sorbona), e attualmente professore a contratto nei conservatori di Bologna, Castelfranco, Rovigo, Vicenza. Sono co-capo-redattrice della rivista Musica/Tecnologia (Firenze University Press), membro dei comitati editoriali del Projet Analyses Ircam e di Organised Sound, e fondatrice e curatrice del sito www.teresarampazzi.it.

Autrice tra gli altri dei volumi Live-Electronic Music. Composition, Performance and Study(2018, con F. Sallis, J. Burle e V. Bertolani), Studiare la computer music (2011), Presenza storica di Luigi Nono (2011, con A.I. De Benedictis), Vent’anni di musica elettronica all’università di Padova (2002, con S. Durante).

https://lazattra.wordpress.com/

Musica, tecnologia e società attraverso le fonti #4 | Il venerabile manuale del MUSIC 5 di Padova, e la dedica di Pierre Schaeffer all’N.P.S. ultima modifica: 2020-05-05T09:30:46+02:00 da Luisa Santacesaria

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